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Сентябрь
2024

Affitti brevi, Friuli Venezia Giulia a rilento: poche le strutture ricettive che hanno richiesto il codice per mettersi in regola

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Si profila una corsa contro il tempo in Friuli Venezia Giulia per adempiere all’obbligo del Codice identificativo nazionale (Cin), che tutte le strutture ricettive e gli immobili destinati a locazioni brevi turistiche dovranno avere per essere identificati e per promuovere e pubblicizzare l’offerta di ospitalità: «L’obbligo riguarda tutti, dai grandi hotel fino ai più piccoli affittacamere» ricorda Guerrino Lanci, presidente di Federalberghi Trieste.

Una novità destinata a incidere in modo significativo sullo scenario turistico regionale e nazionale. Il Cin dovrà essere esposto all’esterno di ogni struttura e sulle piattaforme online entro il sessantesimo giorno dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, avvenuta il 3 settembre, dell’avviso di entrata in funzione della Banca dati strutture ricettive (Bdsr) nazionale. Manca, insomma, poco più di un mese. E, in caso di inadempimento, ci sono sanzioni fino a 8 mila euro.


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Il Friuli Venezia Giulia finora è, in assoluto, il territorio più indietro nella corsa a mettersi in regola. Secondo i dati del ministero del Turismo, aggiornati alla giornata di ieri, su 507.034 strutture registrate in Italia sono finora 189.270 i Cin rilasciati corrispondenti al 37,3%. Nella nostra regione su 14.595 strutture registrate sono finora solo 2.235 i codici rilasciati, pari al 15,31% delle strutture registrate. Si tratta della percentuale più bassa a livello nazionale.

Nel territorio provinciale di Trieste su 3.500 strutture i Cin risultano 704, vale a dire il 20,1 %, nell’Isontino 340 su 2.066 (16,4%), a Udine e provincia 1.077 su 8.150 (13,1%) e nella Destra Tagliamento 114 su 879 pari al 12,9%.

Il Veneto fa segnare un 34,53%, comunque inferiore alla media nazionale: 20.064 Cin su 58.099 strutture. Il Trentino Alto Adige è appena più sopra: 35,99%.

Finora la regione con più Cin è la Basilicata che supera addirittura il 62,3%: 934 su 1.498 strutture. Seguita da Lombardia (46,9%), Molise (41%) e Calabria (39%).

Come spiegare questo posizionamento da fanalino di coda del Fvg, solitamente considerato anche a livello nazionale regione “virtuosa”? «Sono sicuro che nelle prossime settimane chi non l’ha ancora fatto si metterà in regola – sottolinea Lanci –, anche perché si tratta di un adempimento non complesso dal punto di vista burocratico e al massimo entro 48 ore dal completamento della procedura il codice identificativo viene emesso». «Vista la facilità della procedura penso che in pochi rischieranno sanzioni – aggiunge il presidente di Federalberghi –, che comunque non verranno irrogate prima del gennaio 2025».

Ma c’è preoccupazione in particolare per le piccole strutture ricettive. L’operatore del settore Bed-and-Breakfast.it fa partire un appello urgente: «È fondamentale che tutte le strutture ricettive sappiano di dover richiedere il Cin e lo facciano quanto prima. I rischi di non conformità sono altissimi, la mancanza del codice comporta gravi perdite economiche e la sospensione dalle piattaforme di prenotazione online. Non si deve aspettare l’ultimo momento per adeguarsi a questa normativa fondamentale».

Secondo Bed-and-Breakfast.it anche se le richieste dovessero raddoppiare o triplicare nelle prossime settimane, con l’attuale tasso di adesione, più della metà delle strutture rischia di non essere in regola entro la scadenza prevista.

«Non credo che la situazione in Friuli Venezia Giulia sia così preoccupante. Questi dati non indicano necessariamente che ci sia meno voglia di mettersi in regola o che ci sarà più sommerso» osserva Marco Celani, presidente dell’Aigab, l’Associazione italiana gestori affitti brevi, ricordando come l’introduzione del codice obbligatorio sia stata pensata anche per contrastare il fenomeno del sommerso. «Certo, è chiaro che per chi ha una struttura piccola doversi adeguare ha un costo che inciderà non poco sui guadagni – continua Celani –, basti pensare a quanto può pesare doversi dotare di estintore e segnalatore di fumo, che adesso diventano requisiti obbligatori anche per chi ha una sola camera da affittare. C’è da stipulare un contratto quadriennale, con controlli periodici e manutenzioni. Mi aspetto che in tanti, piuttosto, decideranno semplicemente di interrompere l’attività. E purtroppo ci sarà anche chi andrà avanti illegalmente. Penso comunque che il codice obbligatorio avrà un effetto selettivo migliorativo sul settore».

Sul dato statistico, secondo quanto precisano i tecnici della Regione Fvg, può incidere anche il fatto che rispetto ad altre Regioni non era stato introdotto in via anticipata un codice identificativo regionale, ma si era deciso di attendere le disposizioni del governo. Una scelta per evitare doppioni e per risparmiare alle imprese ricettive un’ulteriore incombenza burocratica. —

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