Trieste, ecco don Scorrano, il nuovo parroco di Sion: «Conscio dell’eredità»
La luce è tenue, l’odore dell’incenso mescola commozione e curiosità. Il resto lo fanno le navate gotiche e la solennità dell’occasione: per la prima volta dopo 50 anni, dal pulpito di Nostra Signora di Sion non risuona più la voce di don Ettore Malnati, dimessosi dalle attività pastorali lo scorso 8 settembre. Al suo posto c’è il timbro caldo e spezzato dall’emozione di don Daniele Scorrano, 46 anni, salentino, della Fraternità di san Carlo Borromeo (di estrazione ciellina).
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Sabato sera la comunità di via don Minzoni ha accolto ufficialmente il suo nuovo parroco, nella santa messa presieduta dal vescovo Enrico Trevisi. Ma la celebrazione ha di fatto rappresentato anche un ultimo congedo da “don Ettore”, il cui nome già da settimane sfila sui poster d’addio incollati in giro per la città e il cui ricordo, ieri sera, è tornato a più riprese nelle parole pronunciate dall’altare.
L’orologio segna le sette in punto, la piccola processione verso la chiesa di San Vito si disperde nei banconi e nelle sedie poste a lato sulle navate, tanto che non in pochi sono costretti a rimanere in piedi. Si distingue qualche mormorio che infrange il silenzio liturgico, si percepisce soprattutto la tensione dei fedeli, consapevoli della delicatezza del momento. Tutta la celebrazione – quasi un’ora e mezza – si dipana su questo crinale, tra uno slancio cauto verso il futuro e una nostalgia a tratti esplicita verso il passato.
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«Nella successione e nella continuità del ministero si esprime l’indole pastorale della Chiesa, per mezzo della quale Cristo opera». La nomina di don Scorrano è suggellata da un primo applauso, capace di sciogliere la tensione iniziale e di regalare un piccolo intervallo informale. Il nuovo parroco scende dall’altare per aspergere i fedeli con l’acqua santa, la comunità risponde con il segno della croce.
Ma, qualche attimo dopo, il legame con il passato viene rinsaldato da Patrizia Marinelli, forse il volto più noto dopo don Malnati della comunità di Sion. «Molti sono i pastori, ma uno solo è il padre. E don Ettore è stato il fondatore e il padre della comunità di Sion: di questo non potremo dimenticarcene mai», dice Marinelli dal pulpito, prendendo la parola prima delle sacre letture. «Pur vedendo qui presenti tantissimi membri del movimento di cui lei è referente (la Fraternità di san Carlo Borromeo, ndr), auspichiamo che voglia continuare a occuparsi della nostra realtà parrocchiale, che non ha etichette di questo o quel movimento».
Marinelli si fa poi diretta interprete dei sentimenti di chi siede di fronte a lei: «Le chiediamo scusa se il nostro spirito oggi non è colmo di gioia, come la circostanza richiederebbe. Il nostro cuore sanguina ed è dilaniato».
Don Scorrano risponderà solo dopo l’eucarestia, prima della benedizione finale. Durante l’omelia, a rivolgersi al nuovo parroco è il vescovo Enrico Trevisi, che l’ha nominato. Il suo è un invito a «restare umili discepoli del Signore, imperfetti discepoli ma amati e scelti». Poi, guardando don Scorrano, lo incoraggia: «Sei qui con la tua umanità fragile e con la tua fede. Tieni sempre lo sguardo su Gesù Cristo». E il richiamo alla comunità, a «ciò che di bene ha seminato don Ettore». I fedeli irrompono in un secondo applauso.
Le attese parole di don Scorrano arrivano alle 20.15. «Siete una terra santa e per entrare mi tolgo i sandali, cosciente della mia indegnità e della grande e preziosa eredità del caro don Ettore. Vi entro in punta di piedi, ma anche desideroso di continuare a camminare in avanti». Un terzo applauso lo strappa così: «Sono grato che con me ci sia anche mia mamma, che per la prima volta ha preso l’aereo, per venire a Trieste». —
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