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Сентябрь
2024

Donne in piazza nelle città croate contro violenze e femminicidi

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«Stop alla protezione di stupratori e abusatori», pene più severe per chi commette violenze contro le donne e addirittura femminicidi. È il grido che si è alzato in una quindicina di città e piccoli centri in Croazia, dove la “Zenska Mreza” (Rete delle donne) e altre organizzazioni per i diritti del sesso femminile sono scese in piazza e hanno organizzato conferenze per denunciare la mano leggera della giustizia contro chi si è macchiato di crimini contro le donne.

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E chiedere alle autorità rigore inflessibile contro i killer.

La miccia della protesta, il caso di Mihaela Berak, 21 anni, uccisa a Osijek lo scorso anno da Marko Smazil (28), poliziotto, oggi sotto processo, ma il procedimento va avanti a porte chiuse. Secondo l’Ong Adele, la decisione dei giudici sarebbe stata presa perché vittima e presunto omicida avrebbero avuto una relazione intima, ma «non si tratta di una attenuante» o di una scusa per condurre un processo tenendone fuori l’opinione pubblica.

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Nel mirino delle indignate, in Croazia, anche il caso di un ginecologo, condannato in primo grado per stupro ma ancora al lavoro, prima di essere nuovamente arrestato per una nuova possibile violenza. E pure quello di tre uomini, condannati a soli due anni per lo stupro di una ragazza con problemi mentali.

Sarebbe solo la punta di un iceberg di violenze, impunite, contro le donne, il messaggio lanciato durante i sit-in in Croazia. Malgrado i dati sul fenomeno siano limitati e non disponibili per tutti gli Stati in Europa, la Croazia sarebbe al top nel Vecchio continente per femminicidi in rapporto alla popolazione, assieme a Lettonia, Regno Unito, Ungheria e Lituania, sulla base di dati elaborati dallo European Data Journalism Network.

Ma il problema è diffuso e crescente anche nel resto dei Balcani, dove tra il 2020 e il 2023 sarebbero stati quasi 140 i femminicidi registrati solo in Serbia, Albania e Montenegro, hanno reso noto nei mesi scorsi, in un pesante j’accuse contro l’inazione delle autorità locali, gli studiosi Alex Chen e Tanya Domi. Casi limite, come quello della bosniaca Nizama Hecimovic, uccisa in diretta sui social dal suo ex partner, sarebbero poi solo una piccola parte, con un buon numero di episodi di femminicidio nei Balcani che non sarebbe adeguatamente segnalati e denunciati, hanno rincarato gli studiosi.

Gli stessi dati ufficiali sono allarmanti. Secondo quelli divulgati in primavera dalla Commissaria serba per l’uguaglianza di genere, nel Paese sono stati più di 400 i femminicidi negli ultimi tredici anni, dieci quest’anno, 28 nel 2023. In Bosnia, secondo dati resi pubblici dai media locali, sono state almeno 60 le donne uccise negli ultimi sette anni. Il Kosovo Women Network ha riferito invece di 74 casi in Kosovo dal 2017 al 2020. A far peggio di tutti, nella regione, sarebbe il piccolo Montenegro, con un tasso di donne uccise ogni 100mila di 0,94, contro i 0,64 dell’Albania e i 0,52 della Serbia.