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Сентябрь
2024

Nuova crisi alla Flex: le forniture a Nokia non ci sono più e l’azienda trema

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Una nuova crisi industriale si affaccia sulla provincia di Trieste. Nemmeno il tempo di chiudere la vertenza Wärtsilä che sul territorio si apre (ma sarebbe meglio dire riapre) il caso della Flex, multinazionale statunitense che opera in 30 paesi e conta 200 mila dipendenti. Flex produce componentistica elettronica per telecomunicazioni, meccatronica, robotica e sistemi ottici, lavorando per conto di alcuni fra i maggiori marchi high tech. E proprio uno di questi, la Nokia, ha deciso di non rinnovare il contratto di fornitura, che per il sito triestino vale l’80% del fatturato.

Il colpo è durissimo per la fabbrica con sede ad Aquilinia: «Le attività di Nokia assorbono circa 200 persone sui 348 occupati», sottolineano Cgil, Cisl, Uil e Ugl, in una nota scritta al termine dell’incontro tenutosi ieri in Confindustria, dove l’azienda ha ufficializzato la perdita dell’importante cliente a fine anno, impegnandosi però a non licenziare. La strategia prevede un percorso di riassetto del portafoglio, che potrebbe durare più di due anni da coprire con ammortizzatori sociali.

Si avverte l’eco del caso Wärtsilä, ma la crisi si caratterizza per un avvio diverso. La multinazionale finlandese aveva comunicato subito la volontà di chiudere la produzione e licenziare 451 dipendenti, mentre Flex tenta di rassicurare istituzioni e lavoratori, chiarendo di aver cominciato da due anni un percorso di diversificazione produttiva e di poter far leva, ancora la nota dei sindacati, su «9 nuovi clienti con lavorazioni che spaziano tra telecomunicazioni, robotica e la nuova collaborazione con il colosso Leonardo», cui si aggiungono rapporti con Fincantieri, Sincrotrone e altre realtà di piccola e media dimensione.

Secondo le rappresentanze sociali, tuttavia, «la situazione attuale garantirebbe un’occupazione per 39 persone» rispetto alle 200 che rimarrebbero scoperte dalla fine del contratto con Nokia.

L’azienda ribadisce ad ogni modo che non ci saranno ristrutturazioni e atti unilaterali di licenziamento, ma solo la ricerca di nuove commesse per saturare i numeri degli occupati. Fim, Fiom, Uilm e Ugl parlano però di «situazione allarmante» e chiedono alle istituzioni di attivare i canali di confronto in Regione e al ministero delle Imprese, dove il tavolo di crisi Flex non è mai stato chiuso.

L’impianto triestino (il sito è attivo nelle telecomunicazioni dagli anni Settanta) ha attraversato d’altronde periodi non semplici anche in passato e pure dopo l’arrivo di Flextronics nel 2015, quando venne acquisito l’impianto da Alcatel-Lucent ed ereditata la fornitura per Nokia. Nel 2022 i sindacati denunciarono il rischio di 200 esuberi diretti e 80 interinali non rinnovati, su un totale di 580 lavoratori, a causa di un’operazione di esternalizzazione in Romania, conclusasi poi con lo stop a 62 contratti somministrati.

In quell’occasione fu in prima linea il sindacato autonomo Usb, secondo cui «le attuali scelte della dirigenza aziendale in merito all’acquisizione di nuovi clienti non sono in alcun modo sufficienti a garantire tutti i 200 lavoratori impegnati sul cliente Nokia».

I primi sviluppi si conosceranno il 15 ottobre, quando azienda e sindacati si ritroveranno per un aggiornamento sulla nuova crisi industriale triestina. Oggi intanto l’assemblea generale dei lavoratori triestini di Flex.

L’assessore al Lavoro Alessia Rosolen conferma che «la Regione è stata informata dall’azienda e da parte nostra c’è tutta la disponibilità a utilizzare gli strumenti a disposizione per la tutela dell’occupazione e per l’attrazione di nuovi clienti. Ma il ragionamento deve essere complessivo e il tavolo va necessariamente gestito a Roma».

In campo anche Confindustria Alto Adriatico, il cui presidente Michelangelo Agrusti dice che «Flex ha competenze e qualità industriali per non limitarsi a un solo cliente come Nokia: ci sono tutte le potenzialità per una diversificazione interessante, che siamo pronti ad accompagnare». —

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