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Сентябрь
2024

Roma Tre, laboratorio trans a 5 anni. Rampelli: “L’ateneo non ha titolo, il rettore non spiega, va cancellato”

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Monta di ora in ora il caso Roma Tre sul laboratorio ‘creativo’ per trans e gender rivolto a bimbi dai 5 anni in su. Sul progetto, che ha avuto il via libera del Comitato etico dell’ateneo, pesano le durissime critiche di Fratelli d’Italia e dell’associazione Pro vita e famiglia. A scoperchiare il pentolone è stato Fabio Rampelli che, oltre a denunciare la follia dell’ideologia gender applicata ai più piccoli, è andato a mettere il naso nel bando. E ha chiesto lumi al ministro dell’Istruzione Anna Maria Bernini, che ha avviato gli accertamenti del caso e fatto sapere che si tratta di un’iniziativa autonoma dell’università Roma Tre.

Laboratorio transgender a Roma Tre, le polemiche non si fermano

Il sospetto dell’esponente di FdI è chiaro. La titolare del laboratorio, Michela Mariotto, aveva vinto un assegno di ricerca a gennaio del 2024 per la realizzazione di ben altro. La creazione di “uno studio empirico per comprendere l’impatto dei discorsi di odio on line sulla vita quotidiana degli adolescenti”. Non per un esperimento sociale sul gender nel quale sono coinvolti bambini della scuola primaria. Dopo la replica, imbarazzata e decisamente poco fluida del rettore Fiorucci, il vicepresidente della Camera torna all’attacco per fermare tutto. “Questo laboratorio non ha la legittimità giuridica per occuparsi della sessualità di bambini. Se, come conferma il ministero dell’Università, il laboratorio di ricerca per indagare sui bambini transgender è un’iniziativa autonoma dell’università Roma Tre, ci domandiamo a che titolo l’ateneo svolga un’indagine empirica su questa fascia d’età, coinvolgendo direttamente i bambini in presenza”.

Rampelli: l’ateneo non ha titolo per occuparsi di minori

La risposta dell’ateneo è stata, sostanzialmente, un lungo giro di parole sulla ricerca che è libera. “Giusto – risponde Rampelli – ma la ricerca teorica e non quella empirica su fanciulli dai 5 anni ai 14. Che può gravemente pregiudicare il loro equilibrio psicologico. Secondo la Costituzione ai genitori sono affidati i compiti, i doveri e i diritti di crescere i figli e accompagnarli nel percorso di crescita personale. Il resto spetta alla scuola, non all’università, che è in capo al ministero dell’Istruzione”. E ancora. “Se la ricercatrice che ha organizzato il laboratorio è la stessa (ed è la stessa) che ha vinto il bando per la violenza online tra gli adolescenti, a quale titolo inserisce  nella locandina del laboratorio la sua casella elettronica dell’Università di Stato Roma Tre?”.

Il giallo del bando vinto dalla ricercatrice promotrice del laboratorio

“Da quel che ci risulta – prosegue la lunga nota di Rampelli –  l’università Roma Tre ha indetto un bando di ricerca per la violenza online tra gli adolescenti, insieme con altri atenei, uno dei quali è capofila. Il coordinatore per l’Università Roma Tre è il docente che faceva parte della giuria che ha assegnato alla ricercatrice lo studio sulla violenza online tra bambini e adolescenti”. A spiegare meglio gli obiettivi – incalza il deputato di FdI – “ci pensa l’ateneo capofila che inserisce nella ricerca anche gli adolescenti che si sentono parte della Comunità Lgbtq+. E questa ricerca è stata finanziata con i fondi del Prin-Pnrr 2022. Resta il mistero di come sia stato finanziato il laboratorio. Chi lo ha organizzato e lo gestirà è comunque una ricercatrice che ha vinto un assegno di ricerca con i fondi del Pnrr”.

FdI: si cancelli subito questo programma surreale

Ed è la stessa, per la cronaca, che in un articolo in inglese critica il peso “dell’adultismo genitoriale per bloccare la natura dei figli transgender, insieme ai limiti della scuola che imporrebbe l’identità ai bambini”. La conclusione del vicepresidente della Camera è tranchant. “Questi ‘scappati di casa’, presunti docenti e ricercatori universitari puntano a “togliere i figli” a genitori presuntamente incapaci di assecondare teorici gusti sessuali di bambini di 5 anni, che ancora non sanno leggere e scrivere”, conclude Rampelli che ribadisce la richiesta di immediata cancellazione di questo “programma surreale”.

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