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Сентябрь
2024

Pesta la figlia perché usa troppo il cellulare, papà a processo

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Un montebellunese di 47 anni è finito alla sbarra con l’accusa di abuso dei mezzi di correzione nei confronti della figlia di 13 anni.

Secondo la procura, l’uomo (difeso dall’avvocato Marco Arrigo) avrebbe preso di mira la minorenne alzando spesso le mani su di lei, torcendole le braccia e stringendola forte ai polsi. Motivo: la ragazzina abusava del telefonino.

Il processo è iniziato ieri mattina. Tra i testimoni sentiti in aula, c’è stata anche la psicoterapeuta che aveva in carico la ragazzina e che ha dato il via all’inchiesta con una segnalazione ai servizi sociali.

La professionista montebellunese ha raccontato di tenuto delle sedute con la ragazzina dopo che i genitori, separati, le avevano segnalato il caso ed avevano chiesto alla psicologa un aiuto in quanto la figlia era sempre più taciturna e chiusa con i suoi genitori.

Una crisi iniziata quando aveva vissuto il trauma della separazione dei genitori e li aveva sempre visti litigare. La ragazzina, in particolare, non voleva andare a vivere con il padre, dopo che il giudice aveva deciso che trascorresse 15 giorni con papà e altri 15 con mamma.

Nel corso delle sedute psicoterapeutiche, nel 2019, la psicologa aveva raccolto diverse testimonianze della ragazzina, all’epoca 13enne, che sosteneva che il padre la picchiava perché usava troppo il telefono. «Un giorno - ha spiegato la psicologa in aula - mi chiamò in lacrime per raccontarmi che il padre l’aveva fatta inginocchiare, dandole un calcio». Poco dopo la psicoterapeutica segnalò il caso ai servizi sociali, sospendendo come prassi le sedute.

Da lì è partita l’inchiesta che ha portato ieri l’uomo in un’aula del tribunale di Treviso per rispondere del reato di abuso dei mezzi di correzione. In aula è stata sentita anche la ragazza, ora 18enne, ma la sua testimonianza è stata costellata da troppi “non ricordo” tanto che lo stesso giudice l’ha sollecitata a fare uno sforzo di memoria.