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Сентябрь
2024

Moschea ex Pam, il Consiglio di Stato “riapre” al culto i locali

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Moschea all’ex Pam, i musulmani possono nuovamente riunirsi per pregare il venerdì. Il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva all’associazione Ittihad, che a giugno aveva nuovamente impugnato la sentenza del Tar che dava ragione al Comune in merito all’utilizzo del centro culturale realizzato nell’ex supermercato. L’ordinanza è stata pubblicata ieri, in sostanza il Consiglio di Stato da ragione alla comunità bengalese, che questa estate ogni venerdì, nonostante il caldo e l’afa, si riuniva all’aperto, al parco del Piraghetto, per rispettare una istanza che non riteneva giusta, tanto da scrivere una lunga lettera pubblica di denuncia in cui si rammaricava della scelta e si appellava alla città e al diritto di libertà religiosa.

Adesso, fino al merito, che si terrà nel primo semestre del 2025, i bengalesi potranno nuovamente disporre dello spazio come meglio credono, e riunirsi per la pratica religiosa. quella che gli era stata negata dalla sentenza del Tar. I legali della comunità, dunque, hanno impugnato la sentenza che ha respinto il ricorso contro il provvedimento con cui il Comune di Venezia aveva intimato di «ripristinare l’uso commerciale dei locali in sublocazione e che sarebbero utilizzati come luogo di culto».

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«Considerato che il gravame solleva questioni complesse che meritano di essere attentamente considerate e delle peculiarità del caso concreto» scrivono i giudici «e l’appellante subirebbe un pregiudizio grave e irreparabile se non potesse utilizzare il bene per i propri scopi sociali, il consiglio di stato accoglie l’istanza cautelare e, per l’effetto, sospende l’esecutività della sentenza e del provvedimento impugnato con il ricorso di primo grado».

A fine giugno i fedeli di via Piave, si erano detti amareggiati tanto da scrivere in una nota pubblica: «Se è necessario un intervento di adeguamento del locale in Via Piave, siamo pronti a farlo. Riteniamo ingiusto vietare la preghiera nel centro culturale sfruttando la nostra debolezza e minoranza. Vietare le attività religiose all’interno senza alcuna alternativa valida è un segno di pregiudizio». Anche l’europarlamentare Anna Maria Cisint, si era recata davanti al centro culturale.