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Сентябрь
2024

Caso Al Filk a Monfalcone, punto e a capo: «Nave senza energia e cibo»

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Dalla succinta nota finita in questi giorni sulle scrivanie di diverse autorità, compresa quella prefettizia, l’istantanea sull’accosto uno di Portorosega, dove è ormeggiata la portacontainer Al Filk, nave battente bandiera Tanzania detenuta dall’8 febbraio per il riscontro di 61 carenze – pressoché un record nazionale – a bordo, non pare incoraggiante.

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L’ha trascritta Paolo Siligato, ispettore dell’International transport workers federation (Itf, sindacato dei marittini), che da sette mesi si sta occupando del caso. L’ultima evoluzione è stata il rimpatrio da Ronchi di otto membri dell’equipaggio, che da giorni lamentavano condizioni di vita al limite della sopportazione umana, come testimoniato anche da un reportage su queste colonne. La situazione aveva allarmato il prefetto Raffaele Ricciardi e determinato la convocazione di un tavolo con tutte le istituzioni.

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Cosa è accaduto dopo? Qualcosa è migliorato? Dalla descrizione di Siligato parrebbe di no. «La nave – riporta l’ispettore Itf – rimane in parziale black out elettrico, senza che sia stato di fatto riparato il generatore ausiliario, e usufruisce della corrente data da un dispositivo esterno fornito a titolo gratuito da Fhp, che lo rifornisce quando il serbatoio è vuoto».

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Tale generatore fa funzionare le pompe dell’acqua, per un uso non potabile, e garantisce l’illuminazione, ma «non è sufficiente per i frigoriferi e gli apparati della cucina». A Siligato «non risulta che l’armatore abbia disposto l’approvvigionamento di gasolio per il generatore di Fhp, di cui sfrutta la generosità», almeno fino alla settimana scorsa, né pare «l’armatore abbia disposto una fornitura di cibo in quantità sufficiente per le tre persone rimaste a bordo»: comandante, nostromo e direttore di macchina. «Approfitta dei volontari», sentenzia l’ispettore. Inoltre «le persone non hanno modo di eseguire con efficacia le riparazioni minime necessarie che vengono richieste e d’altra parte in tre come potrebbero?».

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Quanto agli aspetti più tecnici, «quasi tutti gli estintori sono scarichi e non è stata disposta una verifica»: ciò «vale anche per i sensori antifumo e gli sprinkler». Non s’è provveduto a uno svuotamento delle sentine, aggiunge Siligato. Sicché «i rifiuti solidi misti e quindi non smaltibili dal personale specializzato se non dopo un’opera di cernita sono ancora a bordo in gran quantità». Sempre per l’ispettore Itf «non risulta che i legali dell’armatore stiano operando per ottenere il dissequestro della nave», un provvedimento, questo, disposto dalla Procura di Gorizia a fronte di presunte irregolarità nelle certificazioni. Non bastasse, non si evince al momento se un ispettore di classe, per verificare cosa necessita di riparazione e quali documenti mancano, sia stato richiesto.

«Ci preme ricordare – arringa Siligato – che un ulteriore arrivo di altri marinai ignari delle condizioni di bordo per riarmare la portacontainer, e sarebbe il terzo, non farebbe altro che riportare al punto di partenza la situazione di disagio su una nave senza energia, cibo e sicurezza. L’arrivo di un nuovo equipaggio è sicuramente da evitare e, quando e se sarà permessa la movimentazione a rimorchio, sarà opportuno che la nave sia totalmente vuota di personale, anche per evitare eventualmente che in mezzo al mare “qualcuno” apra le sentine e scarichi». Per l’ispettore Itf è evidente che qui si punta allo «sfinimento delle istituzioni per farsi mandare via e chiuderla lì».—

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