Il Comitato chiede lo stop alla cabinovia di Trieste: «Si usino i fondi Pnrr per un tram»
Il centrosinistra chiede «risposte» e sollecita le dimissioni della giunta, ma il sindaco Roberto Dipiazza rimanda le critiche al mittente e resta «ottimista» sul fatto che «la cabinovia si farà». Il Comitato No Ovovia invita però l’amministrazione a tornare sui suoi passi e dirottare i 48, 7 milioni del Pnrr sull’alternativa di una linea tramviaria. Intanto oltre 4.500 cittadini firmano la petizione lanciata dall’opposizione per dire «no all’ovovia con i nostri soldi».
«Non sarà lo stop definitivo all’opera», precisa comunque l’amministrazione. E non è neanche una notizia del tutto inattesa, visti i ricorsi in difesa dell’area protetta del bosco Bovedo. Ma la missiva romana – riportata dal Piccolo – con cui il ministero delle Infrastrutture e Trasporti l’11 settembre notificava al Comune l’inammissibilità del progetto in ambito Pnrr è un punto di svolta in un iter in cui Dipiazza vuole giocare tutte le carte a disposizione.
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Martedì prossimo il sindaco sarà a Roma per una riunione nella sede del Mit per verificare la possibilità di finanziare l’intervento con risorse statali, considerando che la cabinovia «non soddisfa i criteri Pnrr per la biodiversità» – come notificato dall’Unità di missione Pnrr – in relazione all’impatto che l’impianto avrebbe sull’habitat del Bovedo.
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Impatto che il Comune ritiene comunque «modesto», considerata la parallela riduzione di traffico veicolare e quindi di emissioni che si avrebbero con la cabinovia, come attesta anche uno studio commissionato all’Università di Udine. Valutazioni condivise dalla giunta regionale a inizio estate. Ma Bruxelles dice «no» e i No Ovovia lo sottolineano: non avendo superato la Valutazione di incidenza ambientale di II livello (ma solo al III livello), per l’Unità di missione l’opera «non può avere accesso alle risorse Pnrr». Il progetto non soddisfa i vincoli ambientali dell’Ue: un cavillo «sorto in corso d’opera», precisano dal Comune.
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Martedì, quindi, il vertice a Roma servirà a vagliare le ipotesi di risorse statali alternative. Il sindaco Dipiazza è «ottimista». «Il Mit – dice – valuta il progetto strategico e concorderemo i fondi: la cabinovia si farà e non sarà pagata dai triestini». Ma in molti continuano a dividersi e davanti all’ipotesi – paventata dal centrosinistra e che Dipiazza esclude «categoricamente» – di un «mutuo regionale» è partita la petizione diffusa da Francesco Russo per dire «no all’ovovia con i nostri soldi»: a ieri sera contava oltre 4. 500 firme.
Il Comune dunque va avanti, ma i No Ovovia per voce di William Starc invitano a tirare il freno. Nella lettera del Mit si parla anche di «rimodulare il programma di interventi» e per Starc la riunione di martedì potrebbe essere l’opportunità di «salvare» i fondi Pnrr avanzando «proposte alternative» e «più sostenibili dell’inutile ovovia». La proposta è quella di puntare sul Tram di Opicina, o su una linea tramviaria tra Barcola e largo Irneri. Il Comitato l’aveva presentata due anni fa con tanto di bozza di progetto: un «treno leggero che – dettaglia Starc – percorrerebbe un tratto poco sfruttato dalla mobilità, risolvendo il tema parcheggi sulle Rive. Possiamo usare questi fondi per un’opera utile e sostenibile».
L’opposizione si prepara a chiedere un Consiglio comunale straordinario, annuncia il puntofranchista Paolo Altin. «Ci è stato raccontato – dice – che l’occasione era “unica”, e che non potevamo buttare via i soldi del Pnrr: adesso? ». Per il capogruppo di At Riccardo Laterza, «la cosa più grave dell’aver perso il Pnrr è stato mentire ai triestini», afferma, invitando «i responsabili ad avere la decenza di dimettersi».
«Immorale», ritiene il dem Giovanni Barbo, chiedere fondi alternativi per un’opera che «manca di requisiti ambientali fissati dall’Ue», oltreché «tecnicamente morta» in quanto «non prevista nel Piano regolatore: l’ovovia era stata già affidata, ma solo per le deroghe previste dal Pnrr, che ora non sussistono più». «Un delirio di onnipotenza», critica la pentastellata Alessandra Richetti, ribadendo come «la giunta vuole andare avanti senza tener conto delle normative»