Padova, dalla Provincia arriva l’allarme overtourism: «Serve un piano urbanistico»
«Siamo attrattivi: nel 2023 tra Padova e provincia c’è stato un flusso di 5 milioni di turisti, che quest’anno verosimilmente supereremo perché nei primi 7 mesi ne sono arrivati già 3 milioni. Ora però dobbiamo riflettere su come gestire questa situazione». Serve quindi un piano urbanistico per governare il turismo e nello stesso tempo garantire i servizi ai padovani. Lo chiede Vincenzo Gottardo, consigliere provinciale che ha le deleghe al turismo e al trasporto pubblico, che insieme all’Ascom e all’Ordine degli architetti ha evidenziato quanto questi numeri possano rappresentare una risorsa.
Risorsa che però va gestita in base alla conformazione della città, alle esigenze di chi già ci vive, lavora o studia: «Padova ha 80 mila studenti, circa 55 mila dipendenti solo dell’azienda ospedaliera e decine di migliaia di persone che ogni anno varcano la soglia del Santo – prosegue Gottardo – Questi sono solo alcuni dei dati che vanno amministrati per garantire servizi a tutti. E su questo bisogna lavorare». «La pandemia ha cambiato tutto, quindi anche il turismo di massa che arriva a Padova – aggiunge Patrizio Bertin, presidente di Ascom – A questo bisogna aggiungere la crescita della città, Urbs Picta e tutto ciò che è attrattivo, ma poi bisogna avere visione e in questo momento non mi sembra ci sia. Gli affitti brevi sono ormai di moda, ma questo sta creando problemi di emergenza abitativa a cui bisogna mettere un freno. I turisti sono importantissimi, ma non dobbiamo dimenticarci dei padovani». Occhio all’overtourism quindi.
Da mesi le associazioni di categoria insistono anche sulla questione mobilità tra cantieri del tram e i pochi parcheggi in centro: «C’è una politica che demonizza le auto, quando invece continuano ad essere un mezzo molto utilizzato per raggiungere il centro storico – prosegue Bertin – E questo non va bene perché allontana le persone che a quel punto vanno nei centri commerciali. E così le attività muoiono. Servirebbe invece immaginare delle zone per settore, ricominciare con le vie dedicate all’artigianato, alla moda e anche quella dei grandi brand, altrimenti si rischia di desertificare la città e di perdere l’attrattività di cui parliamo oggi. Il tram va benissimo, ma deve stare dentro un piano urbanistico che comprenda anche le auto, perché altrimenti vivremo in una città completamente scollegata».
A riordinate un po’ le priorità è il presidente dell’ordine degli architetti Roberto Righetto: «Essere attrattivi è importante, ma poi serve garantire i servizi per tutti – sostiene anch’egli – La questione è programmatoria e quindi bisogna lavorare per la città di prossimità, dove tutti i tipi di servizi possano essere raggiunti in 15 minuti e il Piano degli Interventi va in quella direzione. Poi non bisogna omologare tutto e quindi ok ai vari MacDonald e Starbucks, ma non dobbiamo diventare un non luogo. Serve mantenere l’identità storica, serve avere una visione intera della città collegata alle periferie. Se io arrivo in stazione poi devo trovare un boulevard per arrivare al Centro congressi e non cose a casaccio. Anche sulla viabilità credo si debba lavorare molto, perché l’idea del grande raccordo anulare andava assolutamente perseguita». E poi c’è la provincia: «Terme, Colli e Bassa padovana devono essere assolutamente valorizzati di più» chiudono Gottardo, Bertin e Righetto. —