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Сентябрь
2024

«Quando Pavia sembrava Gaza»: il diluvio di bombe, 80 anni fa

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«Quando sfoglierete queste pagine avrete modo di appurare che lo scenario delle istantanee scattate nel lontano settembre 1944 a Pavia è simile a quello dell’Ucraina o di Gaza, nulla è cambiato – scrive Pier Vittorio Chierico nell’introduzione a “Lampi di guerra sul Ticino” (Univers) – Case crollate, mattoni sbriciolati, nuvole di polvere, uomini che scavano con attrezzi improvvisati o a mani nude, morti estratti dalle macerie, persone che osservano sgomente e attonite. È la solita storia che si ripete a ogni conflitto moderno, è la “guerra totale”, nella quale la popolazione civile è sullo stesso piano di qualsiasi altro obiettivo militare, anzi i civili sono sempre più sotto attacco e costituiscono, ormai, il 90% delle vittime. E una vittima su tre è un bimbo sotto i 14 anni». Con questo libro, Chierico, professore in pensione, borghigiano fino al midollo, la passione grande per la storia della sua terra che l’ha portato a indagare su Ottocento e Novecento, dalle guerre d’Indipendenza ai due conflitti mondiali, rivisita, dieci anni dopo, il tragico settembre 1944: il martellamento dal cielo dei bombardieri alleati decisi a spianare i ponti sul Ticino, che fece 83 vittime (su un totale di 130 morti sotto le bombe lamentati dalla città tra il 1940 e il ’45): giovedì al Broletto (ore 18) l’appuntamento con l’autore e con Pierangelo Lombardi, presidente di Istoreco, che ha firmato la prefazione del libro, mentre l’assessore comunale alla cultura, Maria Cristina Barbieri, ha curato la presentazione.

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Ma «Lampi di guerra» non si sofferma solo sui momenti più cupi e drammatici di ottanta anni fa, ha un respiro molto più ampio, testimoniato anche dalle 290 pagine di testo e dalle 140 foto d’epoca (ricavate da collezioni private e, in gran parte, dal patrimonio di Istoreco che attinge all’”inesauribile” fondo Chiolini). L’opera, pubblicata con il patrocinio del Comune, racconta Pavia tra il settembre del ’43, con l’inizio dell’occupazione tedesca e il ritorno dei fascisti dopo la breve parentesi badogliana, e l’immediato dopoguerra, dedicando una parte inedita anche alle vicende del Siccomario, dove nei 30 mesi della lotta di Liberazione convissero partigiani, sfollati dei bombardamenti e persino carabinieri alla macchia (in attesa di dare un contributo decisivo alla resa dei nazifascisti a Pavia nell’aprile del ’45) .

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Non solo. Chierico, che ha una straordinaria capacità di setacciare gli archivi, ci propone anche il prima, durante e dopo dei tre ponti nel mirino dei B25 Mitchell e dei B26 Marauder alleati (quello Coperto, dell’Impero-Libertà e della ferrovia): la loro costruzione, l’accanirsi dei raid che li fecero infine a pezzi, seminando però strage tra i civili, la ricostruzione dopo la guerra (venne il presidente Segni a inaugurare il nuovo Ponte Coperto, interamente rifatto e spostato di parecchio rispetto all’originale). E c’è di più. Nel novembre del ’44, solo due mesi dopo che era saltato in aria, l’Organizzazione Todt rese nuovamente percorribile il ponte dell’Impero, garantendo così i collegamenti con l’oltre Ticino. Stranamente, gli aerei alleati lo ignorarono fino alla fine della guerra. O forse , fu una scelta deliberata per facilitare l’ingresso delle truppe angloamericane (di lì, però, transitò anche una colonna corazzata tedesca in ritirata verso Nord, che fortunatamente risparmiò una Pavia già martoriata).

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La memoria

I pavesi le cui famiglie hanno avuto vittime sotto le bombe, si fanno ancora il segno della croce quando passano sul Ponte Coperto, all’altezza della chiesetta di San Giovanni Nepomuceno - ora in fase di restauro - dove c’è il sacrario con i nomi delle 83 vittime del “settembre nero” (li trovate anche in fondo al libro): quasi tutte del Borgo, alcune anche della zona di via Rezia e via Maffi, pure esse colpite dagli ordigni lanciati più o meno a casaccio, semplicemente puntando al Lungoticino. Ma il ricordo col passare degli anni sta sempre più sbiadendo. E allora Chierico propone che una targa ne ricordi il sacrificio.