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Сентябрь
2024

L’enigma in una cantina del Varesotto: «Quel quadro è opera di Nereo Rocco»

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Del curriculum e dei trofei di Nereo Rocco si sapeva tutto o quasi tutto. Quello che invece si ignorava era la vena artistica - o presunta tale - del Paròn. Il secondogenito Tito è convinto di non averlo mai visto con il pennello in mano. L’altra sera era a vedere il derby con il fratello Bruno, al quale ha chiesto lumi sulla vocazione artistica del padre, ma anche il primogenito non ricordava tracce o esperienze paterne di tal genere.

Ma perché questa curiosa indagine extra-sportiva? Perchè alcuni giorni fa la signora Milva Cappello vedova di Narciso De Bortoli ha spedito una mail al “Piccolo”, segnalando di essere in possesso di una tela dipinta personalmente dal Paròn. E cercava un parente del glorioso trainer cui donare il quadro.

La signora Milva ha novant’anni e risiede a Oggiona con Santo Stefano, un piccolo paese non lontano da Gallarate, in provincia di Varese. Ma soprattutto non lontano - 6,7 chilometri - da Milanello, dove il Milan possiede il suo centro sportivo. Attenzione, poichè qui nasce la narrazione della signora Milva: attorno alla fine degli anni ’60 una dipendente di Milanello avrebbe portato la tela nel negozio dei De Bortoli, che si occupavano prevalentemente di mobili e in particolare di sedie. Infatti il maestro Narciso aveva frequenti relazioni commerciali con Manzano, dove conobbe la futura consorte, la signora Milva appunto.

Torniamo alla dipendente di Milanello, la quale si presentò dicendo che voleva fare una sorpresa al Paròn, sottolineando che Rocco era autore del dipinto, e chiese ai De Bortoli di incorniciare l’opera, non firmata. Che potrebbe raffigurare soggetti floreali. De Bortoli eseguì il lavoro, che però non venne mai ritirato e finì in cantina.

Fino a quando la signora Milva non lo ha riportato alla luce e si è messa alla ricerca di qualche interlocutore interessato. Facebook, mail eccetera - perché alla signora «piace la tecnologia» a onta dei 18 lustri -, finalmente l’approdo al “Piccolo”. «Potete aiutarmi?», chiedeva Milva Cappello.

Il primo pensiero va ai figli, ma, come abbiamo visto, Bruno e Tito non rimembrano attività artistiche paterne. Sì, è vero che Nereo Rocco non disegnava l’acquisto di opere contemporanee per il tramite di un mercante conosciuto a Milano, ma un conto è comprare e un conto è dipingere. Tito ha scrutato con una certa attenzione la foto della tela mandata dalla signora Milva, senza tuttavia che questa osservazione suscitasse memorie sopite.

L’enigma dell’attribuzione resta così insoluto. Siamo davanti a un Rocco autentico oppure semplicemente non è un Rocco per la semplice ragione che portato a Nereo Rocco anche l’ispirazione il Paròn non era dedito a svaghi artistici? Un dilemma che si può lasciare al gusto e al piacere del lettore. L’episodio è sicuramente un po’ strano, ma la signora Milva è molto convinta di quello che dice e di quello che ha ritrovato .

L’epoca, alla quale Milva Cappello fa riferimento, è uno dei momenti alti nella carriera del Paròn, quello che lo vide dal 1967 al 1974 in sella a un Milan vincente in campionato, in Coppa dei campioni, in Coppa intercontinentale, in Coppa delle coppe. Chissà se l’onda di quei successi non abbia portato a Nereo Rocco anche il dono della creatività... —

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