Festa dell’inclusione tra rombi di moto e giochi per bambini
VOGHERA
Musica, rombi di motore, risate e tante, tantissime urla ammirate. Si respirava aria di festa, ieri, all’interno dell’ex caserma di cavalleria dove il “Festival dell’inclusione” ha richiamato non solo i tanti ragazzi e bambini disabili a cui era dedicato, ma anche un gran numero di curiosi, famiglie e appassionati di motociclismo. L’evento organizzato dall’associazione “Amo Voghera” con il patrocinio del Comune e della Regione si poneva come obiettivo quello di sensibilizzare il pubblico sul tema della diversità offrendo un intrattenimento fuori dall’ordinario, ed è riuscito nell’intento coinvolgendo un numero di vogheresi che, in quel piazzale, si è visto forse solo nei giorni dell’Ascensione.
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La due giorni cominciata sabato nel tardo pomeriggio è entrata nel vivo ieri, quando in città è arrivato il team di freestyle motocross guidato dal campione Vanni Oddera. Uno dei massimi esponenti della disciplina, capace di evoluzioni spettacolari, dal 2009 ha affiancato alla sua attività sportiva un progetto di mototerapia che consiste nel condividere l’emozione e la libertà della moto con le persone più fragili. Utilizzata nei reparti pediatrici italiani da qualche anno (compreso il San Matteo) ieri la mototerapia è approdata a Voghera: dopo essersi esibiti a più riprese sulle rampe montate per l’occasione, Oddera e i suoi sono passati alle moto elettriche per caricare sui sellini i bambini e i ragazzi disabili che li avevano ammirati incantati a lato della pista. La giornata ha dato spazio anche ad altre discipline e attività: la boxe inclusiva, la musica d’insieme, la pet therapy.
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Soddisfatto della riuscita dell’evento (a cui hanno partecipato l’amministrazione comunale con un testa la sindaca Paola Garlachelli, e l’assessore regionale Elena Lucchini, le associazioni del territorio e le forze dell’ordine) il presidente di Amo Voghera, Roberto Bonacina: «Voghera è stata per due giorni davvero la capitale dell’inclusione, un luogo dove le famiglie toccate dalla disabilità hanno potuto trascorrere momenti di gioia, svago e autentica condivisione». Serena Simula