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Сентябрь
2024

La Triestina calcio e il rebus allenatore

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TRIESTE Quattro sconfitte consecutive, cinque nelle sei gare ufficiali disputate, due soli gol segnati su azione, tre punti in classifica, sono elementi numerici sufficienti per sollevare dalla panchina Michele Santoni. Anzi per la cultura italica e quindi per i tifosi, l’esonero sarebbe già dovuto scattare all’indomani dell’umiliante sconfitta con l’Atalanta.

C’è anche l’atteggiamento in campo della squadra a non deporre a favore del tecnico trentino: avvii di gare da dimenticare, qualche mezz’ora positiva (anche a Lecco) ma troppe ingenuità e distrazioni.

Gli americani hanno un’altra cultura (anche se non è emersa con la separazione da Tesser) e Menta aveva optato a maggio per la scommessa Santoni con l’idea di un percorso medio-lungo.

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Questo non significa che il tecnico sia blindato, anzi. La storia dimostra che il cambio di panchina spesso non dà i risultati sperati anche se tutti, dopo questo inizio disastroso, si attendono una scossa. Ma sul tavolo al momento ci sono tante incognite.

Il primo fatto da soppesare è che giovedì si torna in campo con il Lumezzane e poi c’è la trasferta di Trento. Non è proprio il momento migliore per una scelta così tranchant. E poi c’è il problema dell’eventuale successore a meno di non voler optare per una soluzione interna magari temporanea (Marino, Strukelj).

Al di là del pasticcio burocratico sulla fideiussione integrativa che, dopo aver al momento invalidato l’operazione Olivieri, può gravare anche sull’over-budget per un nuovo mister, c’è da capire chi in questa situazione sarebbe disposto a venire a Trieste.

Il rimbalzo di voci che fanno leva sul contratto in essere con Tesser e su un contatto (smentito) con l’ex tecnico ( nel mirino dell’Avellino) apre uno scenario inedito: nonostante il vincolo, è certo che l’allenatore di Montebelluna chiederebbe delle garanzie, quantomeno sull’autonomia nella gestione del gruppo e poi sul mercato di gennaio e infine sul futuro in caso di risultati positivi.

Fattori questi che sono stati all’origine della separazione e che la dirigenza alabardata potrebbe concedere solo con un atteggiamento di prostrazione che finora non ha dimostrato di avere nelle corde. C’è poi la consapevolezza, se non in Menta, quantomeno nella piazza che la società non ha oggettivamente dato a Santoni tutti i tasselli necessari al completamento del suo mosaico peraltro concordato. Al di là del caso Olivieri, alla rosa mancano pedine in difesa, esterni d’attacco veri e un bomber. Sono arrivati, o rimasti, anche alcuni giocatori di ottimo livello ma che devono adattarsi alle circostanze tattiche maturate. Lo stillicidio di infortuni ha poi aggiunto difficoltà a organizzare il lavoro.

Un eventuale cambio di tecnico e di modulo potrebbero aiutare ma lascerebbe a chi subentra e ai tifosi tanti alibi in grado di mettere in difficoltà il club almeno fino a gennaio. Ma ciò che più conta è che la squadra, già lontanissima dall’obiettivo indicato quest’estate, rischia per mesi di non trovare un barlume di identità.

La scossa emotiva e qualche risultato positivo darebbero una mano a ritrovare un po’ di fiducia al gruppo e all’ambiente ma i limiti tecnici e anche quelli caratteriali non sparirebbero di colpo. Visto che a Lecco chi è sceso in campo quantomeno non si è tirato indietro, forse è più opportuno evitare shock fino a domenica prossima per poi tirare una riga fermo restando che per Santoni non sarà facile, visto l’ambiente, sedersi in panchina giovedì al Rocco. Ma anche questo fa parte della crescita professionale. Non solo del tecnico, ma di tutti. —