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Сентябрь
2024

A Opicina il mito dell’Obelisco con la Napoleonica e accanto l’hotel che attende il recupero

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Dal XVIII secolo ad oggi i resoconti dei viaggiatori giunti a Trieste concordano sull’ampiezza di vedute che si apre giunti all’imbocco dell’odierna Napoleonica, presso l’Obelisco. La sommità del colle, prima di scendere verso Opicina, rappresenta tutt’oggi un punto focale per escursionisti e turisti attorno a cui sopravvivono svariati elementi storici, ciascuno in stato di parziale abbandono.

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Il primo è di tale importanza simbolica da sostituire il nome della via: l’Obelisco infatti, come altre parti della città (esempio la Luminosa), è un naturale punto di ritrovo.

Se la parziale copertura degli alberi oggigiorno non detrae dalla sua naturale scenografia, il fusto appare un po’ consunto: le scritte si leggono a malapena e la pietra è lordata di smog.

La storia dell’Obelisco

La storia dell’Obelisco è connessa alla costruzione della nuova strada commerciale d’Opicina: la seconda grande via dalla città verso l’entroterra, dopo l’erta Zinzendorfia. Inaugurata il 31 dicembre 1830, la nuova strada consentiva di ridurre la pendenza della vecchia strada commerciale del 1779 dal 16% al 4%.

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Onde commemorare questa nuova via diretta verso Vienna e consapevoli che l’imperatore Ferdinando I avrebbe visitato la città il 22 ottobre 1838 la città progettò di erigere un obelisco che lo celebrasse. Le dimensioni però immani del monumento, trasportato dalla cava di Zagorsko, e i conseguenti incidenti durante il tragitto permisero la sua inaugurazione appena il 30 marzo 1839. La scritta in latino rivolta verso il bosco ricorda il ruolo del “Corpo Mercantile” di Trieste e quella invece verso la città ringrazia l’imperatore che “aprì e costruì la strada a vantaggio reciproco dell’Italia e della Germania da Trieste”.

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L’hotel abbandonato

Sarebbe difficile, scendendo dall’Obelisco e camminando nel sottopassaggio pedonale preda di vandali e writers, immaginare che quel tratto fosse costato un tempo milioni di lire. Eppure il Park Hotel Obelisco, realizzato nel 1970, fu un munifico investimento della Riunione Adriatica di Sicurtà: regia di un nome di spicco quale Gae Aulenti al servizio di un sistema di hotel, piscine, campi da tennis e un parco naturale di 40 mila metri quadri che costituiva nei decenni fino al 1985 uno dei luoghi “in” per le feste e i balli.

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La RAS non aveva però dimenticato il proprio retaggio, perché una grande placca di metallo, da tempo sottratta da ignoti, ricordava in effigie l’esploratore e scrittore Sir Richard Francis Burton. Quando era console, nei primi mesi di stanza a Trieste, Burton tradusse le Mille e una Notte dalla propria residenza presso l’Hotel Obelisco. Declamò la prospettiva dall’Hotel “the finest view in the world”; e non è poco considerando come fosse il giudizio di un giramondo che aveva ammirato le meraviglie dell’oriente.

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A quei tempi, dopo essere stata un’osteria, poi una Stazione della Posta, l’edificio era stato ricostruito quale Gran Hotel Obelisque; a inizio novecento cambiò infine nome, divenendo una stazione di cura climatica nota come la “Svizzera dell’Adriatico”.

I piani di recupero

Dopo diversi piani di recupero che andavano dalla trasformazione prima in un ospizio, poi in un residence e infine in un albergo, l’Hotel è stato infine acquisito da Ferret RE srl nel 2020 e si rumoreggiava nel 2023 di una trasformazione di lusso ancora lontana dal tempo. Rifugio di tossicodipendenti negli anni Novanta, ora l’Hotel Obelisco è una via di mezzo tra discarica e punto di passaggio dei migranti della Rotta Balcanica.

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Le rovine della vedetta Ortensia

Si era dibattuto nel 2008 sul recupero in chiave post moderna delle rovine della vedetta Ortensia. Rimangono ancora visibili alla sommità dell’altura dietro l’Obelisco di Opicina. In origine la vedetta Ortensia ebbe il merito di essere la prima struttura di questo genere edificata a Trieste grazie alla Società Alpina delle Giulie. Finanziatore, progettista e infine costruttore fu il presidente stesso, l’ingegnere Eugenio Geiringer che la battezzò col nome della moglie. Inaugurata il 23 novembre 1890, la vedetta fu poi demolita dalle truppe austriache durante la prima guerra mondiale. —

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