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Сентябрь
2024

Opera in tre Atti | I movimenti di Cagliari-Empoli

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Andante

Finisce tra i fischi assordanti dei tifosi locali la sfida della Unipol Domus di Cagliari. Mister Davide Nicola e i suoi giocatori, al termine del match, sfilano rassegnati e impotenti davanti alla rabbiosa delusione della curva nord. Anche Pully il fenicottero, la malinconica mascotte rossoblù, china tristemente la testa rendendo il quadro generale ancora più surreale e grottesco. Contemporaneamente va in scena il tripudio finale degli azzurri di Roberto D’Aversa. L’Empoli ha appena espugnato Cagliari al termine dell’ennesima enorme prestazione. Ha stravinto la sfida con i grandi ex Nicola, Luperto e Marin,  sia sul piano tattico che su quello della tenuta mentale, issandosi in una posizione di classifica da capogiro. Lassù in alto, oltre qualsiasi immaginazione, dove gli azzurri non si erano mai spinti prima. Non stiamo sognando. Non stiamo passando attraverso una favorevole congiunzione astrale. Stiamo assistendo, più realisticamente, a una serie di prestazioni figlie di una cura maniacale dei dettagli svolta durante la settimana da mister D’Aversa e il suo staff. A una condizione atletica senza precedenti. Alla convinzione morale granitica di un gruppo. L’Empoli si gode semplicemente i frutti del suo lavoro. Con pieno merito.

Intermezzo

Forse non vedrà eretto un monumento a suo nome, come ironicamente predetto dal presidente Fabrizio Corsi alla vigilia, ma Davide Nicola meriterebbe davvero di vedersi intitolato sul suolo empolese un pezzetto di strada, un vicolo o quanto meno un vialetto fuori porta. Quella del tecnico piemontese è stata una “toccata e fuga” trionfale che ha permesso all’Empoli di regalarsi un’insperata quarta stagione di fila in serie A. All’indomani della sua decisione improvvisa e incauta (??) di traslocare verso un posto al sole della Sardegna, pensando legittimamente di pianificare le proprie ambizioni di carriera su basi più solide, sugli azzurri si allungavano le fosche ombre della disillusione e dell’incertezza. Sedotta e abbandonata, è stato in quel momento che la società azzurra ha deciso di virare forte sul profilo di un allenatore desideroso di rilanciarsi e di ricostruire la propria immagine. Tra mugugni e scetticismi di varia natura, D’Aversa ha preso possesso della squadra fino a plasmarla a propria immagine e somiglianza: solida, cinica, compatta, propositiva. Alcuni mesi fa, per realizzare l’impresa, occorreva un forte motivatore, una figura di carattere e temperamento. Adesso, per ricostruire un percorso tecnico ex novo, serve una sorta di artigiano della qualità. Con D’Aversa l’Empoli ha pescato il jolly.

Allegro

Non era mai accaduto prima: imbattuti; nove punti in cinque giornate; seconda miglior difesa del torneo con due reti subite in 450 minuti. Numeri che farebbero venire le vertigini se non fosse che a Empoli siamo abituati a navigare a vista con i piedi ben saldi a terra, senza lasciarsi incantare da fatue sirene del momento. In pochi mesi siamo passati da una salvezza irrazionale alla razionale pianificazione di un progetto tecnico credibile e scrupoloso. I cecchini di Cagliari, Colombo e Esposito, hanno reso nettamente più concreto e qualitativo un reparto offensivo che può contare anche su interessanti seconde linee come Pellegri, Solbakken e Ekong. Henderson, Gyasi e Pezzella stanno vivendo il miglior momento della loro carriera, mentre Grassi sta confermando le sue preziose doti di equilibratore tattico. In attesa della qualità di Fazzini e Zurkowski, l’inglese Anjorin può potenzialmente stupire al pari di felici intuizioni del passato come Krunic e Bennacer. In difesa Viti si sta rivelando un’idea vincente, mentre Ismajli sta inanellando una serie di prove monumentali che lo ergono a assoluto leader della retroguardia. Il portiere Vasquez sta crescendo in termini di personalità e fiducia. L’Empoli di mister D’Aversa è un collettivo che diverte e stupisce. Sognare è lecito, restare umili e concentrati sull’obiettivo è doveroso.

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