Ladri in monopattino e via vai di spacciatori: corso del Popolo asse della criminalità
Scippi, rapine, furti. Episodi di violenza riconducibili allo stesso binomio legato al mercato degli stupefacenti. Un’escalation che nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, i presidi, gli agenti in forze, i dispositivi messi in campo, è difficile da arginare.
Le prede preferite degli sbandati in cerca di soldi per acquistarsi una dose e degli spacciatori in rosso, sono le donne e gli anziani, che con passo incerto vanno a fare la spesa o ritirano i soldi al bancomat. E ancora i bengalesi.
[[ge:gnn:nuovavenezia:14651206]]
Le aree “rosse” sono via Cappuccina-Rampa Cavalcavia, specialmente la parte terminale, corso del Popolo, e via Piave. Le direttrici che si allungano verso la Stazione. I famosi sottopassi che collegano pezzi di città. E nonostante gli sforzi per migliorare la situazione, le tante espulsioni e fogli di via, le difficoltà permangono.
Solo qualche settimana fa Vincenzo Rigamonti, farmacista di corso del Popolo, aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine, per mettere in salvo i suoi clienti da furti e scippi, che avvengono regolarmente sotto ai portici del Corso, trasformato in una pista per monopattini elettrici.
E a sfrecciare, sono malviventi e spacciatori di piccolo taglio, che tentano di strappare la borsetta alla anziana di turno, oppure sfilare il portafoglio a un bengalese distratto. Al bar Tivoli qualche mese fa, il titolare cinese è stato aggredito e rapinato.
Alla fine del Corso, è stato accoltellato Santo, titolare del bar bengalese angolo via Bembo.
E proprio Rigamonti, sabato è sbottato: «Vorrei sapere con quale faccia e per quanto ancora chi ha potere di cambiare le cose e non fa nulla riuscirà a presentarsi difronte a una mamma, a un papà, a una famiglia a cui hanno appena ucciso un figlio» dice. «Un eroe, è intervenuto a difesa di qualcun altro».
Il farmacista, che ha le telecamere puntate per sventare furti e rapine, si rivolge a chi governa la città: «Cari politicanti vari, prefetto, giudici, vertici di tutte le istituzioni. Fosse stato vostro figlio? Vi sareste risposti per l’ennesima volta che è colpa delle leggi se gente sbandata delinque liberamente? Vi sareste guardati allo specchio dicendo che non possiamo rinchiudere chi delinque perché non abbiamo carceri? Non vi sentite in dovere di cambiare finalmente tutto questo? La fiducia nelle istituzioni è la base per la convivenza civile, riconquistatela».
Dal Corso a via Cappuccina, il passo è breve. In fondo alla strada, svetta il condominio Bandiera, teatro di un violento omicidio non più di un anno fa. Ma anche di episodi di microcriminalità ripetuti e reiterati.
Un palazzo immenso, dove in più di una occasione si sono verificati incendi dolosi, sembra appiccati proprio a causa di spacciatori che si scaldavano la droga dove non dovevano.
Kamrul Syed, della Venice Bangla School, solo qualche giorno ha denunciato continui scippi e rapine ai danni dei suoi connazionali. «Ogni due giorni di media avvengono questi episodi di violenza» dice «Sono spacciatori o persone che vogliono comperarsi la droga e hanno bisogno di denaro. Avvicinano un bengalese con la scusa di chiedergli di accendere una sigaretta, con un movimento veloce gli rubano il portafoglio e ancora più spesso il cellulare. E molti bengalesi non denunciano, perché devono prendere appuntamento, così lasciano stare».
Accade alle fermate di via Cappuccina, incrocio via Dante, ma anche nella zona di via Felisati. I più presi di mira, dunque, sono proprio i bengalesi, assieme alle donne e agli anziani: «Anche loro cominciano a difendersi, rispondono alle offese. È una situazione potenzialmente pericolosa» dice.
Da via Cappuccina a via Piave e piazzale Bainsizza. Solo qualche giorno fa un anziano ha denunciato una tentata rapina proprio mentre ritirava il denaro al bancomat. Amministrazione, forze dell’ordine e di polizia, nonché i militari lagunari, senza dimenticare la polizia locale, presidiano la via notte e giorno, ma ogni volta che sembra qualcosa migliori, si deve ricominciare daccapo. Sono state organizzate manifestazioni, feste, iniziative, ma finora per un passo avanti, se ne fa uno indietro.
Qualche giorno fa a subire l’ennesima spaccata è stato il Grand Central locale che era stato aperto proprio contro spaccio e criminalità.
Infine nella lista delle zone più degradate va annoverata anche via Giustizia, dove nei mesi scorsi le attività hanno protestato in tutti i modi, contro spaccio e degrado, furti e spaccate.
Il ristorante all’Amelia Romana ha subito una quantità di furti e spaccate che c’è chi accumula in anni. E il titolare ammette che quando esce per andare a prendere la macchina, si porta dietro lo spray al peperoncino. E non è l’unico, perché sono in parecchi ad averlo sempre con sé.