Peculato, l’ex prefetto di Padova interrogato dalla Digos si difende
Due ore di interrogatorio per l’ex prefetto di Padova Francesco Messina davanti agli investigatori della Digos guidati dal dirigente David De Leo e al pubblico ministero Benedetto Roberti.
Due ore per spiegare quei viaggi con l’auto di servizio (e altro ancora) al centro dell’inchiesta che lo vede indagato per il reato di peculato.
Venerdì pomeriggio, 20 settembre, l’interrogatorio si è svolto negli uffici della questura di Padova al riparto da possibili sguardi indiscreti. Accanto all’alto dirigente dello Stato, nella veste di difensore il professor Alberto Berardi: solo lunedì scorso Messina era stato trasferito a Roma con nuove funzioni grazie a un provvedimento votato dal Consiglio dei Ministri che lo ha assegnato al coordinamento dell’attività di prevenzione amministrativa antimafia. Un nuovo incarico non casuale.
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È evidente che da Padova era stato trasmesso al Ministero dell’Interno un rapporto per segnalare l’indagine che riguardava il prefetto in carica a poco più di un anno dal suo arrivo nella città del Santo, avvenuto il 3 luglio dell’anno scorso. E quasi subito – almeno secondo le accuse della procura – sarebbero iniziati i viaggi con auto e autista garantiti dallo Stato per scopi non istituzionali.
Un’accusa respinta al mittente dall’interessato che avrebbe replicato punto su punto giustificando ogni singola contestazione. Non a caso giovedì pomeriggio l’ormai prefetto uscente si era presentato all’evento sulle nuove tecnologie forensi organizzato dal sindacato di polizia Coisp, tenendo un profilo tutt’altro che basso visto che ben sapeva di incontrare il questore Marco Odorisio e il capo della procura padovana Antonello Racanelli, ai quali ha stretto la mano.
All’esame della procura ci sono una ventina di viaggi svolti con le auto di servizio della prefettura per fini personali, in varie città dalla Lombardia alla Campania; spese autostradali e di carburante, indennità ordinarie e straordinarie, pernottamenti con pranzi e cene privati, tutto a carico dello Stato nonostante (è sempre la contestazione) non si trattasse di attività istituzionali.
L’utilizzo privato dell’auto blu riguarderebbe anche la frequentazione di una palestra e nel fine settimana il rientro a Milano dove Messina vive. Nei mesi passati ci sarebbero state frizioni tra il prefetto e gli autisti storici, agenti di polizia, che si sarebbero lamentati dei modi dell’alto dirigente e sarebbero stati infastiditi dalle richieste di svolgere un servizio per affari privati. Un paio di autisti erano stati trasferiti ad altre mansioni.