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Сентябрь
2024

Alzheimer e demenze: sono 11mila i pavesi affetti da deficit cognitivo

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PAVIA. Oltre undicimila "over 65" in provincia di Pavia (sui 134mila complessivi) sono affetti da demenza. E di questi 2.500 ne soffrono in forma grave. Non sono quindi assolutamente mosche bianche. E il dato è ancora più preoccupante se si pensa che è molto sottostimato, vivendo in una società in cui si fatica ancora a pronunciare la parola demenza.

Ecco perché nel convegno tenuto ieri all'Aps Cazzamali di Pavia, moderato dalla giornalista Pierangela Fiorani, si è parlato per l'intera mattinata di queste tematiche e, in particolare dell'Alzheimer, che tra le varie forme di demenza è la più frequente.

Parlarne senza pudore

A volerlo è stato il professor Giovanni Ricevuti, geriatra di fama promotore di numerose riunioni scientifiche di rilievo nazionale e internazionale, che sta girando il territorio della provincia per far conoscere le demenze.

«Affrontare un problema significa compiere un grosso passo per prevenirlo e rallentarlo dopo l'esordio - ha spiegato Ricevuti- oggi ancora la gente ha paura a pronunciare la parola demente, ma significa semplicemente avere un piccolo deficit cognitivo.

I sintomi

Il 5% degli ultrasessantacinquenni ne soffre, ma nel 70% dei casi non viene diagnosticato per il rifiuto dei familiari ad ammetterlo oppure appunto per la non conoscenza dei primi sintomi. L'esordio delle demenze è spesso subdolo e i sintomi sono così lievi da passare quasi inosservati». Che cosa deve insospettire? La difficoltà a ricordare, l'incapacità di controllare le risposte emotive e di ritrovare i propri oggetti, la frequente ripetizione delle domande. E anche il desiderio di andare a trovare i propri cari, soprattutto la madre, anche se sono scomparsi da tempo. Ma quando comincia a insorgere il dubbio circa il possibile esordio della demenza in un familiare come è bene comportarsi? Molto chiara in proposito è stata Chiara Sidoli, geriatra che fa parte della direzione dell'Asst. «La diagnosi precoce è fondamentale per impostare un percorso terapeutico appropriato – ha detto – le risorse sono poche, ma ci sono e bisogna utilizzarle. In caso di dubbio il primo da consultare è il medico di famiglia, che conosce le mie patologie e le medicine che prendo. Non solo le benzodiazepine, ma anche tantissimi altri farmaci di uso comune -come diuretici, antidiabetici e alcuni antibiotici- hanno effetti anticolinergici, quindi potrebbero peggiorare la situazione. Utile in primis magari rivedere la terapia».

Il ruolo del medico di base

E' sempre il medico di famiglia poi a dover prescrivere i test sulla demenza e in caso di esiti positivi si deve accedere a un Centro per i Disturbi Cognitivi e Demenze per la presa in carico della persona e della famiglia intera. A Pavia sono presenti all'Ats, al Mondino e alla Maugeri, in provincia alla Neurologia di Voghera (che effettua 255 prime visite all’anno) e in 3 ambulatori di Voghera, Stradella e Mortara. E infine c’è la Casa di Comunità, in piazzale Golgi a Pavia, gestita dagli infermieri di comunità pronti ad aiutare paziente e parenti a intraprendere tutto l'iter anche burocratico. Da parte dell'assessore alla sanità di Pavia Giampaolo Anfosso l'impegno a diventare "cabina di regia" delle risorse a disposizione sul territorio e di incentivare l'affermazione dell'infermiere scolastico, come piccola pietra per arrivare agli infermieri di comunità. E la promessa di portare avanti la sollecitazione del professor Ricevuti, ossia di creare un percorso di museoterapia dedicato alle persone affette da demenza anche a Pavia, per un aiuto nella salvaguardia delle capacità cognitive residue.