Azar Nafisi a pordenonelegge: «La letteratura è sovversiva»
«La letteratura è lo spazio più democratico e pericoloso che ci sia, per questo è sovversiva». Lo ribadisce, con forza, anche a Pordenonelegge, Azar Nafisi, la scrittrice e attivista iraniana, in esilio dal 1997 negli Stati Uniti (dal 2008 è cittadina americana), che ieri sera, attesissima, nel Teatro Verdi di Pordenone, ha ricevuto il Premio Crédit Agricole “La storia in un romanzo”, nato dalla collaborazione fra Fondazione Pordenonelegge.it e Link Mediafestival, su impulso di Crédit Agricole Italia, arrivato alla 17ma edizione. Dal best seller “Leggere Lolita a Teheran”, testimonianza della repressione e della resistenza delle donne in Iran, scritto nel 2003, fino all’ultimo, “Leggere pericolosamente” (entrambi Adelphi), Nafisi ha messo sempre al centro il potere dei libri. Ieri mattina, con il curatore del festival Alberto Garlini e la responsabile delle comunicazioni esterne di Crédit Agricole Elisabetta Usuelli, il suo incontro con la stampa.
I libri come strumento di libertà e democrazia: ma davvero la letteratura può diventare un’arma concretamente efficace?
«Nei regimi totalitari i primi ad essere attaccati dal potere sono le donne, le minoranze e la letteratura. C’è il detto, no? Prima si cominciano a bruciare i libri, poi si ammazzano le persone, quasi una sorta di avvertimento di ciò che potrà accadere. Perché chi è al potere teme così tanto uomini e donne la cui unica arma è la parola? Perché la letteratura, contenendo la verità, va a braccetto con la libertà, mentre i regimi sono fondati sulle bugie. La verità fa paura, è pericolosa. Non solo per i regimi però, anche per noi, perché quando conosciamo la verità dobbiamo parlare, agire, altrimenti diventiamo complici».
Il 16 settembre è stato celebrato il secondo anniversario della morte di Masha Amini, la giovanissima iraniana picchiata dalla polizia morale perché non indossava correttamente il velo. Un tragico evento che ha generato una rivolta sanguinosa, poi diventata uno dei movimenti più importanti della storia iraniana e con le donne in un ruolo centrale. Cosa è cambiato, da allora?
«Le donne sono scese in strada a migliaia per gridare al mondo la libertà. Bruciando il velo e mostrando i capelli e il corpo a chi le governa dimostrano il loro potere, perché questo fa impazzire chi vorrebbe metterle a tacere. Il movimento “Donne, vita e libertà” in questo momento è più forte che mai».
Quanto è importante, per chi si è mobilitato contro il regime, il supporto dell’Occidente?
«Ogni volta che mi capitava di uscire dall’Iran mi dicevano “parla, racconta, devono sapere di noi!”. La Repubblica islamica cerca di isolare la popolazione, vorrebbe farle credere che il mondo ha dimenticato gli iraniani. Non è così, ma tutti noi che siamo fuori dobbiamo diventare la loro voce, usare la nostra libertà perché si sappia quello che succede in Iran e ovunque i diritti umani vengono violati».
La guerra fra Israele e Palestina, domanda inevitabile.
«Ho il cuore spezzato. Israeliani e palestinesi sono governati da leader criminali e corrotti che portano avanti il conflitto per interesse personali, sono una sorta di veleno tossico per le popolazioni, che chiedono ogni giorno la fine della guerra. Io sono per due popoli e due Stati e perché ai palestinesi possa essere concesso di vivere dignitosamente».
Lei vive negli Stati Uniti, fra poco al voto, è preoccupata per il futuro della democrazia?
«A minacciare la democrazia sono le nostre coscienze dormienti, l'atrofia del sentire. L'Occidente, in particolare l'America, ha preso la democrazia troppo alla leggera, l'ha data per scontata, dimenticando il passato, la storia che ha permesso di costruirla. Primo Levi diceva che i mostri esistono e sono pericolosi, ma sono pochi. Chi davvero fa paura sono le persone ordinarie che si comportano come i mostri impongono loro, senza porsi domande. In America molti non vogliono parlare di certi temi perché li disturbano, li fanno sentire scomodi, ma la vita è scomoda e disturbante. La società oggi è diventata troppo comoda: e quando sei troppo comodo è più facile che le cose brutte accadano incontrastate».