Minacce ai sanitari del San Polo a Monfalcone: condannato ai lavori sociali
Un anno e sei mesi di tempo da mettere a disposizione nel prestare il proprio impegno nell’ambito dei Lavori di pubblica utilità. Il quarantaduenne T.L., di Ronchi dei Legionari, inizierà a breve l’attività lavorativa, presso un ente convenzionato con il Tribunale di Gorizia. Si è chiusa in questi termini la vicenda legata alle condotte assunte dall’uomo lo scorso 18 agosto, culminate nella perdita di controllo al Pronto soccorso dell’ospedale San Polo.
Tutto era iniziato qualche ora prima in un appartamento a Vermegliano, dove la compagna del ronchese, una donna di 46 anni, aggredita nella sua abitazione e seriamente ferita ad un braccio, lo aveva chiamato chiedendo aiuto, affinché la potesse raggiungere. Pochi minuti ed il 42enne era davanti alla porta di casa. L’intento pertanto era stato quello di proteggerla, unitamente all’esigenza di ricorrere alle cure sanitarie. Certo è che negli ultimi scampoli della notte, la quiete “dormiente” della palazzina era stata scossa da urla e rumori molesti, sfociati poi nel ferimento, tanto che i vicini avevano subito richiesto l’intervento delle forze dell’ordine.
Era stato in quel contesto che il 42enne aveva opposto resistenza ai due agenti della Polizia che di lì a poco s’erano presentati all’abitazione, e da qui all’aggressione il passaggio era stato pressoché indistinto. Insomma, una situazione tanto incalzante quanto confusa nel suo apparire rispetto all’effettivo svolgersi dei fatti e dei rispettivi “ruoli”. Entrambi erano stati trasferiti al San Polo in ambulanza.
Al Pronto soccorso la donna era stata subito presa in carico dai sanitari, stante la profonda ferita al braccio. Con l’uomo a perdere nuovamente il controllo non potendole rimanere accanto. In sala d’attesa il rimbombo di grida e insulti di un uomo ormai privo di freni inibitori aveva calamitato l’attenzione, ed i timori, dei pazienti presenti, trovatisi ad assistere al suo convulso comportamento.
Il 42enne era stato tratto in arresto, sottoposto alla misura dei domiciliari. A suo carico, quindi, le accuse di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale nei confronti dei due agenti, ed il danneggiamento. Successivamente, il 24 agosto, l’uomo s’è rivolto all’avvocato Massimo Bruno, ai fini dell’assistenza difensiva.
L’avvocato ha presentato al Tribunale di Gorizia istanza di patteggiamento e contestuale sostituzione della misura dei domiciliari con l’obbligo di firma, nell’aver già ottenuto il consenso da parte del pubblico ministero. Istanza accolta dal giudice, che a fronte a questo punto del solo obbligo di firma presso gli ufficiali di Polizia giudiziaria in ragione del venir meno delle esigenze cautelari, ha fissato l’udienza di ratifica in ordine al patteggiamento.
Mercoledì, pertanto, il giudice ha disposto la revoca dell’obbligo di firma e la “conversione” della pena concordata in 1 anno e 6 mesi, nei Lavori di pubblica utilità. «L’episodio sicuramente è improntato ad una certa gravità – ha osservato l’avvocato Bruno –, ma è anche vero che è sorto a causa di un equivoco tra le forze dell’ordine e l’imputato, che era stato ritenuto l’aggressore della compagna mentre invece s’era trattato di altra persona. Lui aveva raggiunto la compagna presso la sua abitazione proprio per soccorrerla. La soluzione scelta, a mio avviso, è la più idonea a rispondere alle esigenze di giustizia, tenendo conto di tutti gli elementi contenuti nel fascicolo penale. L’imputato potrà scontare la sua pena e prestare la sua attività lavorativa senza perdere il contatto con le esigenze di reinserimento sociale»