Trieste: il Timavo, l’abisso e quei 200 metri da abbattere per unire le due grotte
È un diaframma di circa 200 metri a dividere le grotte di Trebiciano e Luftloch. E il prossimo obiettivo del programma di ricerca “Timavo System Exploration” sarà quello di unirle, creando un sistema unico, dove sarà possibile mappare il percorso sotterraneo del Timavo per oltre due chilometri. Evento mai accaduto in precedenza. Questo l’annuncio fatto ieri dal presidente della Società adriatica di Speleologia, Marco Restaino, nel corso dell’appuntamento al Magazzino 26, davanti a un folto e attento pubblico, durante il quale sono state presentate immagini e filmati delle recenti scoperte effettuate dagli speleologi triestini e dai loro colleghi della Fédération Française d’Études et de Sports Sous-marins di Marsiglia.
«Sono stati risultati eccezionali – dice Restaino – frutto di un anno di ricerche, scoperte ed esplorazioni. Il 23 marzo di quest’anno sarà ricordato come il giorno in cui, dopo più di venti anni di lavoro continuato, gli speleologi della nostra società, superando gli ultimi ostacoli nella grotta Luftloch, hanno scoperto un nuovo tratto del Timavo sotterraneo. La nuova grotta, la terza in territorio italiano a raggiungere le acque del misterioso fiume, attraversa un’enorme caverna a più di 300 metri sotto la superficie».
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La prima cavità legata al Timavo ipogeo a essere scoperta fu la grotta di Trebiciano nel 1841, in seguito a scavi effettuati per trovare una soluzione a una Trieste bisognosa di acqua. La risorsa non fu poi sfruttata per problemi tecnici all’epoca irrisolvibili, ma questa scoperta ha dato i natali alla ricerca speleologica. Ci sono voluti poi più di 150 anni, arrivando al 1999 – come ricordato da Restaino – per scoprire una nuova cavità che raggiungesse il fiume e più precisamente la grotta Lazzaro Jerko, a Monrupino. «In seguito, è stato necessario aspettare ancora un quarto di secolo di duro lavoro per aprire un nuovo mondo sotterraneo nella grotta Luftloch», sottolinea il presidente.
E si arriva così ai giorni nostri. Dopo il 23 marzo, le discese hanno fornito delle grandi sorprese. È stato indispensabile portare un canotto, con cui avanzare nelle lunghe gallerie allagate. Verso “monte”, cioè dal lato dal quale arriva il fiume nella grande caverna, gli speleologi hanno potuto avanzare per quasi un centinaio di metri, raggiungendo un nuovo ambiente quasi totalmente occupato da un grande lago. La sorpresa più grande è arrivata, però, procedendo verso valle, dove il fiume si incanala in una galleria grande come la “Sandrinelli” di piazza Goldoni. «Con il puntatore laser – spiega Restaino – la misurazione dava almeno 50 metri, per poi andare fuori scala. È stato necessario attendere il periodo estivo, con il fiume in magra, per poter navigare in totale sicurezza. Il passaggio sembrava non finire più e i 50 metri previsti inizialmente si sono rivelati essere quasi 100. Per proseguire si è poi dovuto ormeggiare e sbarcare dal gommone e davanti agli esploratori si è svelata una nuova grande galleria, larga e alta circa 20 metri e lunga 70, che termina con un profondo lago che cela nuovamente il percorso segreto del fiume». A conti fatti nella grotta Luftloch «si può seguire il Timavo per quasi 300 metri, ma non è finita qui». Le esplorazioni subacquee di questa estate nella grotta di Trebiciano hanno aggiunto, infatti, ulteriori 300 metri di percorso sommerso, avvicinandosi sempre di più alla grotta Luftloch. Manca solo da abbattere l’ultimo diaframma. —