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Сентябрь
2024

Ressa ai rifugi, i gestori: «Allungheremo la stagione»

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Il rifugio Tissi, ai piedi del Civetta, ha chiuso la stagione. Il Torrani, in vetta (3 mila metri circa) concluderà il 30 settembre. Domenica 22 settembre il Dal Piaz saluterà gli ospiti. Il 7° Alpini lo farà sempre domenica, con un concerto, mentre sabato ha ospitato la Fondazione Angelini. Per la prima volta, il Lacedelli, davanti alle Tre Cime, non chiuderà come da programma Cai (il 21 settembre) ma proseguirà per una settimana. Così pure tanti altri rifugi, mentre alcuni continueranno fino a metà ottobre.

È tempo di bilanci, dunque, per i presìdi delle quote più alte. E la linea per la prossima stagione pare tracciata: «Ci sono troppi turisti, bisogna andare verso la destagionalizzazione, ossia allungare il tempo di apertura dei nostri rifugi».

«Concludiamo una stagione iniziata sotto i peggiori auspici, per il maltempo, e conclusa alla grande, in alcuni casi con un eccesso di visitatori, per cui bisogna pensare a dei rimedi per il prossimo anno», dice Ennio De Simoi, feltrino, vicecoordinatore Cai delle Sezioni Dolomiti Bellunesi.

Basta un dato per rendere l’idea: l’Alta Via numero 1 a fine luglio aveva registrato all’arrivo di Belluno più di 500 transiti, in buona parte di stranieri, l’anno scorso neppure la meta, nello stesso periodo.

«In agosto sono stati molti di più. Ma anche adesso, con settembre al giro di boa, abbiamo canadesi che telefonano per sapere se i rifugi dell’Alta Via 2 sono ancora aperti, e americani che concludono, soddisfattissimi i 13 giorni di percorso», racconta De Simoi. Tutti felici e contenti, dunque? Non proprio.

«I rifugi alpini sono pochi (e tali resteranno, per decisione del Cai), non riescono a soddisfare la domanda crescente di ospitalità. Gli stranieri si prenotano a cominciare dall’autunno precedente. Gli italiani arrivano all’ultimo momento. E non trovano posto, se non accontentandosi di dormire col proprio sacco a pelo in qualche angolo del rifugio». Quindi? «Bisogna prenotare al più tardi tra febbraio e marzo. Ma soprattutto», suggerisce De Simoi «occorre promuovere una campagna di decongestionamento dei giorni, delle settimane di picco. Magari scegliendo altre destinazioni. E un’apposita app del Cai è uno strumento utilissimo al riguardo».

De Simoi è anche componente dei vertici Dmo. «La destagionalizzazione è il nostro obiettivo, anche nei rifugi», conferma. «Ben sapendo, tuttavia, che ci sono situazioni in cui bisogna chiudere al 21 settembre perché se viene una botta di freddo e magari anche di neve si congela l’acqua. E per non far saltare le tubazioni, bisogna svuotarle, rendendo impossibile l’ospitalità».

Laura de Rocco segue per il Cai i rifugi della sezione di Belluno: «A volte ci sono condizioni davvero oggettive che impediscono la destagionalizzazione. Ci sono rifugi che non sono esposti completamente al sole e magari ne ricevono i raggi solo due ore al giorno. È un problema rimanere all’ombra per quasi tutti la giornata, a quote dove le temperature si abbassano. Per contro, ci sono strutture esposte per buona parte della giornata e che possono continuare l’attività fino a ottobre».

Quanto, poi, all’afflusso di escursionisti stranieri, in aumento esponenziale, i tour operator e le agenzie possono rappresentare un’opportunità ma anche un rischio. Un solo esempio: prenotano per un tot numero di posti letto, arrivano con metà escursionisti. E il danno è irreparabile. «Non bisogna dimenticare che un rifugista è anche un operatore economico», conclude De Simoi.