Il saluto di Trieste a don Malnati: tornerà per le attività culturali
Cinquant’anni di vita intensa trascorsi a Trieste in via Minzoni, la strada che sale da via Tigor per arrivare davanti alla facciata di Notre Dame de Sion.
Monsignor Ettore Malnati lascia le attività pastorali triestine, dalle quali si è dimesso lo scorso 8 settembre, ma non abbandona le iniziative di carattere culturale e formativo. Infatti il trasferimento nella casa avita di Bisuschio, a nord-est di Varese e a pochi chilometri dal confine con la Svizzera, non impedirà al sacerdote la spola mensile con Trieste, dove continuerà a seguire i lavori di “Studium Fidei” e a tenere lezione al seminario delle Beatitudini.
A margine della cerimonia in consiglio comunale, durante la quale ha ricevuto dal sindaco Dipiazza una targa-ricordo, mons. Malnati ha inteso riassumere le tre direttrici di ricerca/dibattito lungo cui imposterà il programma di “Studium Fidei”: dialogo ecumenico, letteratura triestina contemporanea, temi di carattere economico-sociale.
Filoni che appartengono da sempre al suo “dna” spirituale e intellettuale. Sta cercando una sala, attrezzata con video, dove ospitare gli incontri, non escludendo la collaborazione con enti pubblici.
L’appuntamento nell’aula consiliare ha visto Dipiazza, che per sottolineare la rilevanza dell’evento indossava la fascia tricolore, presentare l’ospite. E lo ha fatto con particolare affetto dicendo al sacerdote «questa è la tua città, le porte per te saranno sempre aperte. La targa riporta il grazie a nome di Trieste per la cinquantennale attività di servizio a vantaggio dei giovani e del dialogo ecumenico.
Don Ettore non ha inteso essere da meno, replicando che «Trieste è parte della mia vita, senza Trieste non sarei ciò che sono». Ha riepilogato i passaggi fondamentali della sua presenza nella città di San Giusto, in particolare l’incontro con il vescovo Santin e il cammino ecumenico post-conciliare avviato fin dagli anni Sessanta. Su questo argomento ha ricordato i rapporti con la comunità ebraica e con le realtà ortodosse, quella serba e quella greco-orientale. Si è soffermato su un episodio riguardante tensioni interne all’ambiente serbo-ortodosso, che, allo scopo di attenuarle, lo videro operare nella Belgrado jugoslava.
Molta acqua - ha detto ancora - è passata dalle tragedie della Seconda guerra mondiale, di cui sono testimonianza la Risiera e la Foiba, e l’ammorbidirsi dell’astio italo-sloveno ha contribuito a cambiare il clima cittadino, indicando una nuova prospettiva di colloquio. Aiutata da una tradizione di dialogo risalente al Settecento teresiano. E la memoria andava all’assistenza ai profughi ospitati in via delle Docce, nel rione di San Giovanni.
Numerosi i presenti a questo saluto istituzionale. A conferma dell’impegno ecumenico padre Rasko per la comunità serbo-ortodossa e l’archimandrita gregorio per quella greco-orientale. Nessuna presenza di rappresentanze diocesane e dal pubblico si è alzata una voce «non c’è il vescovo», alla quale il monsignore ha risposto «prega per me».
Fitto l’elenco delle autorità civili. Per la Regione l’assessore Alessia Rosolen; il presidente del consiglio comunale Francesco Panteca; per la giunta comunale l’assessore Massimo Tognolli; i consiglieri regionali Carlo Grilli e Francesco Russo; i consiglieri comunali Alberto Polacco, Angela Brandi, Salvatore Porro.