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2024

Andre Geim: «L’uomo è limitato, ma l’AI generale non ci rimpiazzerà»

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Andre Geim è l’unico scienziato al mondo a detenere sia un premio Ig Nobel – viene attribuito a ricerche un po’ strampalate o curiose, «una zona grigia tra riconoscimento e presa in giro», lo definisce Geim – sia un Nobel. Il primo l’ha ottenuto nel 2000 per essere riuscito a far levitare una rana grazie a un magnete incredibilmente potente.

Il secondo nel 2010 per aver scoperto le straordinarie proprietà del grafene, un materiale a tutti gli effetti bidimensionale, dallo spessore di un atomo.

Acutissimo e molto curioso – lui stesso sottolinea che è questa la qualità che l’ha portato al Nobel – e con un sense of humour di tutto rispetto. A un Sir, peraltro Regius Professor all’Università di Manchester, non può mancare.

Geim sarà uno degli ospiti di punta dell’edizione 2024 di Trieste Next, il festival della ricerca scientifica che si terrà nel capoluogo Fvg dal 27 al 29 settembre, promosso anche da Nord Est Multimedia (Nem), gruppo che edita anche questo giornale (qui il link). Parlerà il 28 settembre al teatro Verdi alle 15.

Trieste Next esplora gli orizzonti dell’intelligenza, tra umano e macchina. Professore, l’AI ci deve spaventare?

«L’AI oggi va di moda. Un anno fa ho avuto una discussione con altre persone dalla grande competenza scientifica convinte che tra 5 anni vedremo robot che camminano per strada. Per me – avevo detto – l’AI non era altro che il solito software di riconoscimento di immagini che usiamo per sbloccare il computer. Questo è quello che fanno i large language models – la tecnologia su cui è basato ChatGpt –, riconoscono pattern nel linguaggio. È solo un nuovo attrezzo, potente e molto utile, che si aggiunge alla nostra cassetta degli attrezzi. Lo uso moltissimo. Ma non è magia, non è la singolarità. È uno di quei grandi passi avanti, come il web browsing o l’email, che ora ci fanno soffrire... Certo, l’AI generale è un’altra cosa».

E cioè?

«L’Intelligenza artificiale generale, un sistema vivente e pensante, sta arrivando – pare. I large language models ci dimostrano che è possibile. Certo, non sono un esperto di AI, sono solo un osservatore intelligente. Sono convinto che i robot non ci sostituiranno, sono solo storie. L’argomentazione più chiara per smontare questa idea è basata sul fatto che per far funzionare ChatGpt serve l’energia prodotta da un’intera centrale nucleare. Insomma, queste tecnologie richiedono l’uso di un’enorme quantità di energia, mentre un essere umano può sopravvivere con solo due banane al giorno... E se l’AI è energivora, l’AI generale molto di più. Se mai – o meglio, quando – riusciremo a costruirla richiederà una porzione considerevole di tutta l’elettricità prodotta nel pianeta. Potrà esisterne una sola o poco più. Certo supererà di gran lunga le capacità di un essere umano, ma non credo proprio quella di tutti gli esseri umani. E ben venga l’AI generale! Non ho un’opinione alta dell’intelligenza umana... Basta guardare come va il mondo e le scelte dei nostri politici, l’uomo non è un animale molto intelligente ed è particolarmente aggressivo. Che arrivi qualcosa di più intelligente può essere solo un bene: non sarebbe altrettanto egocentrico e irrazionale nelle sue decisioni. La felicità per l’uomo è quella contenuta nella vecchia storia di Abramo e la capra. La conosce?».

No, me la racconti.

«Un giorno una capra andò da Abramo, gli disse che voleva renderlo felice e poteva dargli tutto ciò che desiderava. Abramo iniziò a pensare. La capra aggiunse che però avrebbe dato il doppio di quello che avrebbe chiesto al vicino. Abramo allora dopo aver riflettuto disse: “Cavami un occhio”. Ebbene, l’Intelligenza artificiale non sarebbe così stupida. Invece questa storia illustra bene il funzionamento della politica nazionale e internazionale».

La scienza ci può aiutare a superare questo modo di comportarci?

«Una domanda banale, a cui darò una risposta banale. Sappiamo che la collaborazione internazionale permette di muovere le frontiere della conoscenza. Gli scienziati, per il fatto che viaggiano molto e hanno colleghi in tutto il mondo, sono tra i cittadini più cosmopoliti. Il pianeta è piccolo, e renderlo sempre più diviso è un disegno populista. Purtroppo viviamo in una democrazia, non in una democrazia meritocratica, ma idioto-cratica. Ma tutto sommato concordo con Churchill: rimane la migliore forma di governo che ci sia ma ci vuole più meritocrazia, altrimenti si finisce nel populismo che domina la politica nazionale e internazionale».

Veniamo al grafene. Cosa ci possiamo aspettare?

«Una domanda tipica da giornalisti. Mi fa venire in mente quella volta in cui ero su una barca a osservare dei delfini che cercavano l’interazione con gli esseri umani, una carezza. Un momento molto romantico di contatto tra specie. Tutto questo fu interrotto da un bambino che gridò: “Mamma, li possiamo mangiare?”. Fino a vent’anni fa non sapevamo che fosse possibile avere dei materiali dello spessore di un atomo, c’erano delle argomentazioni forti che lo escludevano... La scoperta ha rivoluzionato molte aree di ricerca. C’è tutta una nuova serie di materiali bidimensionali molto interessanti che potrebbero dare molte risposte nuove...».

Noi giornalisti siamo così...

«Anche io ho la stessa curiosità di quel bambino e cerco di seguire le applicazioni del grafene. So che ha già molti usi industriali e non li conosco tutti. Sicuramente è importante per la transizione verde. Per esempio, le sue proprietà termiche permettono di raffreddare componenti elettroniche. Così può essere impiegato per aumentare l’efficienza dei pannelli solari, che scende quando si scaldano a 30-35 gradi. Anche nelle batterie permette un miglioramento del 10-15% della durata. Un’altra applicazione interessante è sulle navi: un’azienda finlandese ha aggiunto del grafene alla vernice dello scafo. Pare che ai cirripedi non piaccia. Hanno calcolato di aver risparmiato il 15% dei costi annuali sul carburante. E c’è grande aspettativa per i superconduttori da altri materiali 2-d».

Perché far levitare la rana?

«Tutto è partito dal fatto che ho provato a mettere dell’acqua in un magnete. Era già stato fatto, ma solo per misurare la costante elettrica. Chi l’ha fatto era a un passo dall’osservare la levitazione. Dopo questo esperimento i colleghi erano curiosi di vedere che altro si potesse far levitare. Così abbiamo messo una rana in un magnete molto potente. Se possono levitare le rane, allora lo può fare qualsiasi cosa. La scienza che spiega il fenomeno è semplice, ma rompe la nostra concezione su quanto è potente il magnetismo. Ho fatto l’esperimento assieme al collega Michael Barry, un fisico già famoso che ha condiviso con me l’Ig Nobel e sta ancora aspettando il suo premio Nobel... Un premio che gli potrebbe arrivare perché ha fatto scoperte molto importanti».