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Сентябрь
2024

L’esame sui corpi di mamma e figlia morte nel Piave conferma l’annegamento

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Susanna Recchia e la figlia Mia sono morte annegate. La conferma arriva dalla seconda ispezione esterna dei corpi effettuata martedì 17 settembre e dalla quale non emergono segni di violenza o di cadute dall’alto.

È probabile che anche per questo motivo non sia stata ancora ordinata l’autopsia sui due cadaveri. Lo stesso vale per un test tossicologico, unico modo per stabilire se o meno la piccola Mia sia stata sedata prima di essere immersa nell’acqua dalla madre.

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Intanto, la comunità di Miane si prepara all’ultimo saluto: anche martedì sera c’è stata una partecipata veglia in attesa che siano stabiliti i funerali. Appena ci sarà il nulla osta da parte della Procura, la famiglia deciderà quale tipo di cerimonia organizzare, se pubblica o in forma privata, se insieme o con due funerali separati.

[[(gele.Finegil.Image2014v1) I familiari delle vittime alla veglia di preghiera in chiesa a Miane]]

Nel frattempo le indagini proseguono. Martedì mattina, il medico legale trevigiano Alberto Furlanetto ha eseguito un ulteriore esame cadaverico esterno sui corpi della 45enne Susanna Recchia e della figlia Mia, 3 anni, confermando come non vi sono segni particolari che possano ricondurre la tragedia a maltrattamenti o a cadute dall’alto.

Da una prima ricostruzione dei fatti risulta che la donna ha raggiunto Covolo di Pederobba in auto, ha parcheggiato vicino al bar Viavai, a pochi passi dal ponte di Vidor come immortalato dalle telecamere. Da qui Recchia avrebbe raggiunto la riva del fiume Piave con la bimba in braccio nella sera di venerdì 13 settembre, immergendosi poi nelle acque gelide e lasciandosi trascinare dalla corrente. Entrambe sono morte per annegamento e i due corpi sono stati ritrovati la mattina di domenica 15 settembre, incastrati in un isolotto del fiume e ancora abbracciati.

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Rimane tuttavia un mistero la teoria secondo cui la piccola Mia potrebbe essere stata sedata con farmaci per l’epilessia di cui soffriva (trovati sulle sponde del fiume) prima di finire in acqua. Tale ipotesi tuttavia non trova alcun riscontro in assenza di esami tossicologici che richiederebbero l’autopsia che al momento, la procura non sembra intenzionata a disporre.

Recchia era un’igienista dentale che lavorava sia nello studio di Attilio Ceschin a Vittorio Veneto sia allo Studio Zaniol di Crocetta. La donna prima di compiere il gesto estremo ha lasciato una lunga lettera da cui emerge il profondo di disagio psicologico della donna aggravato probabilmente dalla recente separazione con l’ormai ex compagno Mirko De Osti e dalla malattia della figlia Mia che soffriva di epilessia.

La sera in cui Recchia ha fatto perdere le sue tracce, infatti, aveva con sé i farmaci della piccola che hanno fatto sperare fino all’ultimo di ritrovarla viva. La famiglia rimane chiusa nel dolore, così come l’ex compagno e padre di Mia e il primo marito a cui rimangono i tre figli avuti durante la relazione con Recchia.

A Miane, territorio di origine delle due, si fa fatica a parlare ma non viene meno la vicinanza con centinaia di persone che si raccolgono in preghiera. Rimane acceso il lume in memoria di Susanna Recchia e Mia nella Chiesa nel centro del paese, così come continuano le veglie in attesa dei funerali: l’ultima martedì sera a cui ha preso parte la mamma di Susanna Recchia, Viviana.

«La comunità è scossa – dice il sindaco di Miane Moreno Guizzo – Sono stato lunedì dalla famiglia e siamo in contatto. Per i funerali, ho già allertato chi di dovere per la gestione della viabilità. La decisione finale su come celebrarli, se in forma consueta o in privato, è soltanto della famiglia. Noi offriamo il nostro supporto in ogni caso».