Estate 2024, caldo per 55 giorni: la peggiore degli ultimi 300 anni
Non era dunque solo una sensazione, quella che il caldo di quest’estate non finisse mai. La percezione di un’ondata senza fine trova ora anche la certificazione dei numeri: sono stati 55 i giorni consecutivi di disagio fisico provocato dalle alte temperature. E non era mai successo in 299 anni di misurazioni effettuate in città.
L’estate che sta per finire non è stata la più calda di sempre per Padova, perché in due occasioni la media è stata più alta. Ma si può catalogare come la peggiore da attraversare, proprio per i suoi effetti sul benessere fisico delle persone.
A sostenerlo, dopo un’analisi di temperature e percentili e un confronto con il passato, è Claudio Stefanini, esperto di clima in città, prossimo - è proprio questione di giorni - a conseguire il dottorato in Scienze polari dopo una laurea in Fisica e qualche esperienza lavorativa sempre nel campo della meteorologia.
Il metodo
Una premessa è d’obbligo, visto che l’analisi considera un periodo lunghissimo. «Padova ha la fortuna di poter contare su una serie storica di misurazioni che comincia trecento anni fa», spiega Stefanini. «Era il 4 gennaio del 1725 quando sono stati registrati i primi dati. Forse ce ne sono anche di più antichi, ma quelli sono i primi che possiamo considerare attendibili».
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Al tempo, la centralina meteo si trovava all’Orto botanico, poi - in tempi molto più recenti - è stata spostata dall’Arpav in via Corrado, vicino al Cus. «Con il Cnr e con l’Istituto di Scienze polari», aggiunge Stefanini, «abbiamo fatto un lavoro di armonizzazione dei dati, che diversamente non potevano essere confrontati, dato che le misurazioni erano state fatte in luoghi diversi, l’Orto botanico è più caldo. Apportando qualche correzione, oggi abbiamo un database che consente di confrontare i dati e di avere un quadro preciso dell’evoluzione delle temperature».
Un’estate terribile
Sono dunque questi numeri a dirci che estate è stata, quella del 2024, e a suggerirci altre considerazioni. «Intanto sappiamo per certo che non è stata, per la media delle temperature rilevate, l’estate più calda della storia a Padova», spiega l’esperto. «Per due volte, nel 2003 - la più calda in assoluto - e nel 2022, abbiamo avuto più caldo. Quest’anno ci siamo fermati appena sopra i 26 gradi di media. I giorni con temperatura superiore ai trenta gradi sono stati 42 e in quell’arco di tempo c’è stata una lunga serie di notti tropicali, cioè con più di 20 gradi anche nelle ore che dovevano essere più fresche».
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Però, a differenza di quanto successo sia nel 2003 che nel 2022, quest’anno l’ondata di calore non ci ha mai concesso tregua. E Stefanini spiega come si arriva a calcolare i 55 giorni consecutivi di disagio fisico: «Considerato il periodo climatologico che è iniziato ai primi di luglio e si è concluso qualche giorno fa, sono stati 55 i giorni in cui la temperatura media è stata oltre il novantesimo percentile.
Ciò significa che nel confronto con gli stessi periodi del passato, le temperature rilevate quest’anno sono state superiori al 90% dei giorni.
Di solito le ondate di calore durano 5-7 giorni, qualche volta dieci giorni, raramente arrivano a venti. Quest’anno non finiva più, mentre nel 2022 ne avevamo avuto due da 25 giorni, con un periodo di sollievo in mezzo, e anche nel 2003 c’erano stati un giugno molto caldo e un agosto rovente, con il picco di 39,8 gradi che è tuttora il record, ma con una tregua a luglio».
Un record
Impossibile, anche per i più scettici riguardo alle misurazioni meteo, non notare come i record siano sempre più frequenti. «Se si esclude un caso nel ’700, le peggiori ondate di calore sono tutte successive al 2000», sottolinea Stefanini. «E in questi ultimi vent’anni il freddo sta scomparendo. Perfino le temperature autunnali di questi giorni sono da considerarsi un’anomalia».
E a proposito di record, il 2024 ce ne ha già consegnato un altro: maggio è stato il mese più piovoso in trecento anni, con un accumulo di 322,6 millimetri, tre volte e mezzo la pioggia “normale” per quel mese. Non è stato invece il più fresco tra tutti i mesi di maggio della storia. «Peraltro», aggiunge Stefanini, «negli ultimi due anni è capitato solo due volte che un mese non sia stato più caldo rispetto agli stessi mesi del passato. Stiamo viaggiando per estremi, abbiamo avuto due anni siccitosi e poi il mese più piovoso, con effetti benefici ridotti per via del caldo.
Anche in passato c’erano periodi di precipitazioni scarse, ma non con temperature medie così alte. E questa è la ragione per cui la vegetazione sta soffrendo così tanto».
Cosa succederà
La crisi climatica è sotto gli occhi di tutti. «Si sta facendo troppo poco, a livello internazionale», sostiene Stefanini. «Siamo in ritardo di almeno vent’anni e più si aspetta, più sarà difficile mitigarne gli effetti. A livello locale c’è l’impegno personale, certo, ma intanto servirebbe di sicuro più verde per limitare gli effetti del caldo.
I negazionisti? Io mostro i dati e spiego, se poi capisco che il mio interlocutore non ha voglia di capire allora mi arrendo. Ma la battaglia si gioca nelle scuole, con le nuove generazioni. I ragazzi hanno menti più aperte, è con loro che si possono cambiare le cose».