Medici di famiglia, il caso di Villorba: cinque cambi in 2 anni
Moro, Bratutel, Spampinato, Duso, Ferraro: non è l’inizio di una formazione, ma la successione dei medici di famiglia, registrata in poco più di due anni, per centinaia di pazienti degli studi medici della Medicina di gruppo di Carità di Villorba. Non è affatto colpa dei medici (pensionati o che hanno scelto di trasferirsi), non è colpa dell’Ulss, e non è neppure colpa dei pazienti. Il problema è sempre lo stesso: la carenza di medici di base.
A rimetterci, di sicuro, è la continuità assistenziale e il rapporto umano, di confidenza, tra professionista e paziente, che richiede tempo (da parte di entrambi). «Servono pianificazione, una migliore retribuzione e rispetto del ruolo» spiega Vigilio Biscaro, segretario generale Spi Cgil Treviso, che in quanto rappresentante della categoria dei pensionati chiede maggiori investimenti:
«Bene che arrivino nuovi medici di base, ma bisogna investire di più nel servizio sanitario nazionale. Medici ne servono quasi 150 e gli anziani non possono più fare i chilometri per curarsi».
Nuovi medici in arrivo, ma la carenza persiste
La provincia si prepara a un rinnovamento nei servizi sanitari di base: tra settembre e ottobre, ben 6 medici di famiglia cesseranno l'attività per godersi la pensione, lasciando il posto a 10 nuovi professionisti. Nonostante l'arrivo di queste nuove figure, la carenza di medici di base è un problema sempre più pressante, che rischia di compromettere la salute dei cittadini, soprattutto delle fasce più deboli della popolazione.
A lanciare l'allarme è Biscaro, che sottolinea come la situazione sia aggravata da una serie di fattori, tra cui la mancanza di pianificazione a lungo termine, il sottofinanziamento del Servizio Sanitario Nazionale e l'aumento della violenza nei confronti del personale sanitario.
«È positivo che si stiano formando nuovi medici di base – afferma Biscaro – ma è fondamentale che il passaggio avvenga in modo trasparente, informando i pazienti sulla possibilità di scegliere il nuovo medico o di rimanere con il sostituto».
Un sistema sotto pressione
«Tuttavia, il problema principale è la distanza che molti pazienti sono costretti a percorrere per raggiungere il proprio medico. Non possiamo dimenticare che, soprattutto per gli anziani, questi spostamenti rappresentano un ostacolo insormontabile». Il segretario generale Spi Cgil Treviso ricorda come la pandemia da Covid-19 abbia messo in luce l'importanza del personale sanitario, definito "eroe". Oggi, però, medici, infermieri e operatori socio-sanitari sono spesso vittime di aggressioni e maltrattamenti.
«È inaccettabile che chi si dedica alla cura degli altri venga trattato in questo modo – sottolinea Biscaro – Lo Stato e la politica devono fare di più per tutelare queste figure professionali e ripristinare il rispetto che meritano».
La fuga dei cervelli e le possibili soluzioni
Un altro problema è la fuga dei cervelli. «I nostri giovani medici sono costretti a lavorare in condizioni disagiate, con turni massacranti e stipendi molto bassi – spiega Biscaro – Non sorprende, quindi, che molti decidano di andare a lavorare all'estero, dove trovano migliori condizioni lavorative ed economiche».
Per risolvere questa situazione, Biscaro propone una serie di misure urgenti: «Da un lato c’è una carenza di medici, pian piano si risolverà. Mi fa piacere che ci siano nuovi medici che entrano nella medicina di gruppo, anche se ci sono ancora pochi esempi.
Oggi servono più medici perché non riusciamo a coprire tutti. Le persone anziane, in questi anni, hanno fatto anche 15 km per la salute. Ci sono le famiglie che danno una mano e tante associazioni di volontariato che danno sostegno. Il problema è che non abbiamo circa 150 medici formati».