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Сентябрь
2024

Dalla Via della Seta a quella del Cotone: ecco quali sono le mire Usa su Trieste 

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Cosa ci faceva questa estate a Trieste l’esponente di uno storico think tank di Washington, l’analista Kaush Arha? All’inizio del mese scrivevamo che il granello di verità dietro alle voci (riprese dal web russo) di un vertice segreto di esponenti Nato avvenuto in città potesse essere un business as usual: l’antico interesse degli Usa per il loro vecchio protettorato. Approfondire - senza panico - la visita di Arha ci consente di comprendere cosa significhi oggi quel business, e pure di vedere la porosità che esiste fra think tank geopolitici e attività di lobby.

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ANALISI ATLANTICHE

È dai primi mesi dell’anno che alcuni siti d’analisi d’oltreoceano s’occupano di Trieste. A fine marzo, ad esempio, il sito del bimestrale americano “The National Interest” pubblica un lungo articolo intitolato “Perché un porto italiano è centrale per la competizione nell’Indo-Pacifico”.

Gli autori sono Kaush Arha, presidente del Free & Open Indo-Pacific Forum e membro senior non residente del think tank americano Atlantic Council, e l’italiano Paolo Messa, un altro membro senior non residente del Council. La tesi, in soldoni, è la seguente: abbandonata la tentazione di aderire alla Belt and Road Initiative cinese, Trieste sarebbe la naturale candidata a fare da terminale all’Imec (India-Middle East-Europe Corridor), il contraltare della Bri lanciato a fine ’23 da India, Usa e diversi Paesi europei, tra cui l’Italia.

A fine maggio il sito dell’Atlantic Council pubblica una nuova analisi, firmata da Arha, Messa e altri due autori. Qui si considera l’aspetto militare: Trieste in questo caso è vista come uno snodo strategico nell’ambito del contenimento della Russia, e si auspica un impegno in merito da parte della Three Seas Initiative (l’iniziativa Ue guidata dalla Polonia).

CARRI ARMATI DEL PENSIERO

Al di là del contenuto, però, da chi arrivano queste analisi? L’Atlantic Council è nato nel 1961 a Washington ed è una Ong che dalle sue origini analizza le relazioni atlantiche e funge da collegamento informale fra leader europei e gli Usa. Nel 2022 il quotidiano Politico lo citava come parte del “Blob”, l’arcipelago bipartisan (dai falchi liberal ai neocon) di enti e soggetti che sostengono una visione “eccezionalista” del ruolo americano nel mondo, e che la guerra in Ucraina ha riportato in auge a Washington dopo un periodo di bonaccia. The National Interest è invece una rivista fondata negli anni Ottanta da un esponente neoconservatore, ed entrata poi a far parte del realista Center for the National Interest creato da Richard Nixon in tarda età.

In questo contesto, la figura di intellettuale indo-americano del dottor Arha propugna la strategia di contenimento economico della Repubblica popolare cinese che soggiace alle iniziative di sviluppo comune dall’Indo-Pacifico al Mediterraneo, passando per il Medio oriente. Ai tempi della presidenza Trump, ottiene dall’amministrazione un incarico in Usaid (l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale): secondo quanto riportato dalla sua ex collega Bonnie Glick alla piattaforma Devex nel 2020, Arha curava l’applicazione del protocollo “Clear Choice”, per cui i Paesi interlocutori di Usaid devono scegliere in modo netto fra programmi di sviluppo Usa e quelli cinesi. Oggi, in veste di analista, resta un attivo propugnatore delle sue idee: figura (in videoconferenza) tra gli auditi del Comitato permanente sulla politica estera per l’indo-pacifico della Camera, in aprile. Ai deputati spiega il senso delle iniziative Imec e I2U2, concludendo: «All’interno di questo quadro l’Italia dovrebbe svolgere un ruolo di leadership, come principale via di accesso europea verso l’Indo-Pacifico. Penso ai suoi importanti porti, come Trieste e altri».

Le message, c'est le médium

Come accennato in apertura, in agosto un sito di propaganda russa ha rilanciato la triestinissima voce secondo cui in città si sarebbe tenuto un vertice segreto della Nato, in cui si sarebbe paventata una “terza guerra mondiale” per Trieste. Rimbalzata in Italia, la notizia viene subito soggetta a debunking da parte del sito geopolitico italiano Formiche.net, che riprende le analisi di National Interest.

Al solito, la realtà è forse meno variopinta ma più interessante delle elucubrazioni che ispira: ad arrivare a Trieste fra giugno e luglio, infatti, non sono gli uomini in nero ma proprio Kaush Arha. L’analista viene in città per tramite di un contatto triestino del suo coautore Messa (vedi intervista a destra).

Da quanto abbiamo potuto appurare, a Trieste Arha incontra esponenti degli operatori economici triestini e della portualità triestina: il focus del confronto non sono i carri armati ma il business. L’analista suggerisce alle realtà triestine di attivarsi per chiedere che la città rivendichi il suo ruolo di potenziale cardine nell’Imec (o “via del cotone”), creando un movimento d’opinione attraverso pubblicazioni ed eventi. Non a caso a metà agosto, Arha pubblica un testo su National Interest, significativamente intitolato “È tempo di riaffermare la fiducia americana in Trieste”.

I’m afraid of americans...

... I’m afraid of the world, cantava Bowie. Che in città si manifestino simili ambiti conferma che a Washington più di qualcuno s’interessa di come occupare il vuoto lasciato dalla Bri nell’Alto Adriatico. In questo contesto, più che l’epicentro dei piani segreti della Nato, Trieste è un tassello di quel caotico e mutevole mosaico che chiamiamo storia. —

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