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Сентябрь
2024

Alzheimer, 3 mila pazienti: l’Ulss 1 apre due ambulatori

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Alzheimer e disturbi neuro-cognitivi rappresentano una minaccia alla quale la popolazione bellunese sembra particolarmente esposta: ecco perché, per la giornata mondiale dedicata all’Alzheimer del 21 settembre, il Centro disturbi cognitivi e demenze (Cdcd) dell’Usl Dolomiti annuncia il potenziamento dei servizi con l’apertura di ambulatori dedicati a Cadore e Agordino.

Più servizi per una provincia a rischio

Nel Bellunese si stima che le persone con disturbi neuro cognitivi siano circa 3000.

Le caratteristiche del territorio, associate alla presenza di una popolazione sempre più anziana e più a rischio di essere colpita da un disturbo neuro-cognitivo, rendono indispensabile una rete di servizi per la cura e l’assistenza che sia ben articolata e che dispieghi energie tali da poter raggiungere tutti i comuni.

Per questo, negli ultimi mesi, ai due centri specializzati di Belluno e Feltre, gestiti da équipe multiprofessionali, sono stati affiancati ambulatori satellite a Pieve di Cadore e Agordo, dove vengono formulate diagnosi e dai quali il paziente viene inviato ai centri primari se necessita di presa in carico e/o di terapia specifica.

«I disturbi neuro cognitivi, conosciuti come “demenze” , sono malattie complesse, degenerative, che rendono la persona nel tempo sempre più dipendente e non capace di scelte autonome», commenta il commissario Giuseppe Dal Ben, «la cura alla malattia, nel senso più ampio, non può fermarsi alla sola diagnosi – anch’essa articolata – ma deve abbracciare tutti i bisogni della persona e della sua famiglia, in particolare quelli psicologici, socio assistenziali e bioetici. L’attivazione di ambulatori a Pieve e Agordo rientra nella logica della medicina di prossimità, per essere più vicini alle persone malate e alle loro famiglie».

I percorsi

Il paziente con disturbo neuro-cognitivo può accedere a diversi servizi appropriati alle varie fasi di malattia, come quello di assistenza domiciliare; Progetto sollievo (centri di sollievo sostenuti da volontari e con il coinvolgimento dei Comuni); servizi semi-residenziali, come il Centro diurno; servizi residenziali, come il Centro di servizi per persone anziane non autosufficienti (sezione alta protezione Alzheimer) o contributi specifici per chi assiste una persona affetta da disturbo maggiore, con gravi disturbi del comportamento.

Accanto all’importanza della presa in carico della persona con disturbo neuro-cognitivo e della sua famiglia e alla conoscenza dei percorsi di cura, è fondamentale riconoscere l’importanza della prevenzione e della riduzione dei fattori di rischio a qualsiasi età.

«La malattia di Alzheimer è una malattia neuro-degenerativa cronica, la cui incidenza incrementa con l’aumento dell’età», spiega la neurologa Roberta Padoan, responsabile del Cdcd, «clinicamente si esprime con un decadimento cognitivo che colpisce più precocemente e più gravemente la memoria e con il tempo determina, come gli altri disturbi neuro-cognitivi, perdita di autonomia della persona. L’età è un fattore di rischio rilevante e non modificabile per lo sviluppo di un disturbo neuro-cognitivo, accanto al sesso femminile e alla familiarità. Tali fattori di rischio pesano per circa il 65%. Tuttavia seguendo degli stili di vita adeguati potremo agire su quei fattori modificabili che rappresentano il restante 35%».

La responsabile sottolinea come recentemente siano stati individuati 9 fattori di rischio modificabili: scarsa istruzione, ipertensione arteriosa, problemi di udito, fumo, obesità, depressione, inattività fisica, diabete, scarse relazioni sociali.

Negli ultimi anni ne sono stati aggiunti altri 3: eccessivo consumo di alcol, lesioni cerebrali traumatiche e l’inquinamento atmosferico.