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Esondano i torrenti: così Muggia è finita sott’acqua

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Muggia esce ferita dal violento maltempo abbattutosi su tutto il Friuli Venezia Giulia nella giornata odierna. Stavolta, a differenza di quanto accaduto nel novembre di cinque anni fa, i problemi non sono arrivati dal mare bensì dai torrenti che scorrono nella zona industriale della cittadina rivierasca, fra Aquilinia e Noghere: tre di questi – il Menariolo, il Rabuiese e il Rosandra – sono esondati, mentre il Rio Ospo, per il quale si temeva un destino analogo, ha infine retto alle intemperie.

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Il bilancio dei danni

Il centro di Muggia ne è uscito pressoché illeso, ma a farne le spese sono state le abitazioni, gli esercizi commerciali, le fabbriche e le coltivazioni in prossimità dei tre corsi d’acqua. È ancora troppo presto per stilare una lista esaustiva dei danni. Il bilancio, in serata, parla di un’abitazione evacuata (ma il numero sale a otto se si considerano anche le evacuazioni precauzionali) e di un’intera area commerciale al momento inaccessibile (il Parco Arcobaleno di Rabuiese), cui si aggiungono le conseguenze sugli argini dei torrenti e sulla vegetazione limitrofa. Nessun danno a persone.

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Il Rio Menariolo

Il primo torrente a tracimare è stato il Rio Menariolo, nei pressi di località Vignano, attorno alle dieci del mattino. L’acqua è piombata sui giardini che sorgono nei dintorni, minacciando di entrare all’interno delle abitazioni e delle fabbriche. Sul posto sono immediatamente intervenuti i Vigili del fuoco, la Protezione civile, la Polizia locale e i Carabinieri.

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Vista la pioggia battente e la precarietà della situazione, i Vigili del fuoco hanno deciso di accompagnare fuori dalle abitazioni i residenti delle otto case interessate: una donna anziana, a causa dello spavento, è stata portata all’ospedale di Cattinara. All’ora di pranzo, in concomitanza con l’attenuazione della pioggia, i residenti sono potuti rientrare nelle loro abitazioni.

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Il torrente Rabuiese

Poco dopo, la stessa sorte è toccata al torrente Rabuiese. L’acqua è riuscita in breve tempo a superare il ponte lungo l’omonima strada provinciale, raggiungendo gli esercizi commerciali del Parco Arcobaleno. «L’acqua è entrata dalle porte di ingresso come un fiume in piena», racconta una dipendente del negozio di abbigliamento “Twinset”. Il Parco Commerciale è rimasto inaccessibile per tutta la giornata, al pari delle strade d’accesso all’area, sottopassaggio compreso. Venerdì il sindaco di Muggia Paolo Polidori effettuerà un sopralluogo, per accertare l’entità dei danni riportati.

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Il torrente Rosandra

L’ultimo, ma soltanto in ordine temporale, è stato il torrente Rosandra, tracimato a pochi metri dalla foce accanto a via Flavia (ma causando danni anche a Dolina, vedi articolo sotto). Il tratto di strada interessato è rimasto chiuso fino al tardo pomeriggio. L’operazione più delicata ha riguardato lo spostamento dei tronchi d’albero e dei detriti accatastati ai lati della carreggiata, perché molti di essi si erano incagliati in prossimità delle tubature del gas che passano sotto Aquilinia. Per quanto riguarda il centro di Muggia, l’unica chiusura si è registrata in via Trieste, una delle arterie d’accesso alla cittadina rivierasca già in passato esposta ad allagamenti in caso di maltempo.

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Le possibili cause

Sulle cause dell’accaduto rimangono allo stato attuale numerose incognite. Nel primo pomeriggio l’assessore regionale alle Protezione civile Riccardo Riccardi ha compiuto un sopralluogo nelle zone più colpite assieme al sindaco di Muggia, Paolo Polidori. «Avendo diramato un’allerta meteo, le squadre di pronto intervento erano state preavvisate e abbiamo potuto agire rapidamente», ha spiegato Riccardi, ricordando che è «fondamentale effettuare la manutenzione dei corsi d’acqua e delle zone dove sussiste un rischio idrogeologico». Ma, da questo punto di vista, i tre torrenti esondati erano da poco stati oggetto di «pulizie approfondite», ribadisce il sindaco Polidori: «In molti sui social hanno scritto che mancava la pulizia dei torrenti. Non è così, non c’entra nulla».

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Argini da rafforzare

Fatto sta che i torrenti non hanno retto alla pur eccezionale bomba d’acqua (60 millimetri caduti in una sola ora). Polidori ha una teoria in mente: «Certe cose non tornano. La quantità anomala dei detriti, la presenza di tronchi tagliati mi fanno pensare ai lavori in corso per la realizzazione della linea ferroviaria da Divaccia a Capodistria, dove partono i torrenti. E poi è strano che sull’altro versante, a Lazzaretto, non vi siano stati danni, per quanto le bombe d’acqua siano sempre a macchia di leopardo». Rimane il tema di come rafforzare gli argini ed evitare che l’emergenza possa riproporsi. «Per ora, l’unica cosa che possiamo fare è allargare i tubi che passano sotto al ponte, così da far defluire meglio l’acqua», afferma Piero Giacomelli, caposquadra della Protezione civile di Muggia.