Dengue, salgono a due i casi autoctoni sui 412 rilevati in Italia. I casi importati soprattutto dal Brasile
Salgono a 412 i casi di Dengue confermati in Italia dal 1 gennaio al 10 settembre 2024, di cui 410 associati a viaggi all’estero e due autoctoni, uno in provincia di Brescia, l’altro a Reggio Emilia, come riporta l’Istituto superiore di sanità, nell’ultimo bollettino del sistema di sorveglianza nazionale sulle arbovirosi.
I 412 casi di Dengue registrati in Italia quest’anno (+88 rispetto ai 324 riportati nel precedente bollettino aggiornato al 5 agosto) sono stati diagnosticati in persone di età mediana 40 anni, in lieve maggioranza donne (52%). Zero i decessi. Le tre regioni più colpite sono la Lombardia (78 casi importati più 1 autoctono), il Veneto (71 casi importati) e il Lazio (68 casi importati), seguite da Emilia-Romagna (48 casi importati e 1 autoctono), Piemonte (38 casi importati) e Toscana (34 casi importati). I casi importati arrivano soprattutto dal Brasile.
Malattia sempre più diffusa – Benché di origine tropicale e subtropicale, la malattia è sempre più presente ad altre latitudini, complice il cambiamento climatico e gli spostamenti per viaggi di lavoro o affari. Secondo l’Oms, dal 2000 la diffusione è ottuplicata. Quanto all’Europa, nel 2022 i casi furono 71 (dati del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, Ecdc), quasi quanto i 74 del periodo 2010-2021. Del resto, l’Ecdc denuncia che la famigerata zanzara Aedes albopictus (colloquialmente detta tigre), responsabile di Chikungunya e Dengue, si sta espandendo più a nord e a ovest in Europa. Il fatto che siano malattie di origine virale e si diffondano con le punture delle zanzare – insetti il cui numero è in aumento anche grazie agli inverni poco freddi – comporta il rischio di epidemie fuori controllo.
I sintomi – La malattia può essere asintomatica o presentarsi con sintomi di tipo influenzale: mal di testa forte, male agli occhi, intensi dolori articolari e muscolari (che si manifestano dopo 3-4 giorni e che spiegano molto bene il termine di “febbre spaccacossa”), eritemi. La febbre, oltre 38,5°, si può presentare dopo 6 giorni. Una seconda infezione può sfociare in qualche caso in un’emorragia interna, con sanguinamenti da naso e gengive e nell’apparato gastrointestinale. Allora il rischio di mortalità è elevato: il 40%.
Gli altri virus – Dal 1 gennaio al 10 settembre sono stati notificati anche 6 casi confermati di Zika virus (tutti associati a viaggio all’estero, età mediana 49 anni, 50% di sesso maschile e nessun decesso), 12 casi confermati di Chikungunya (tutti associati a viaggi all’estero, età mediana 49 anni, 50% di sesso maschile e nessun decesso), 42 casi confermati di infezione neuro-invasiva – meningoencefalite da zecche Tbe (40 casi autoctoni e 2 associati a viaggio all’estero, età mediana 54 anni, 69% di sesso maschile e nessun decesso) e 64 casi confermati di Toscana virus (tutti autoctoni, età mediana 53 anni, 67% di sesso maschile e nessun decesso).
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