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Il padovano Alberto Stefani è il nuovo vicesegretario federale della Lega

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Già sindaco nella sua Borgoricco (Padova), deputato bis, ex commissario e ora segretario regionale del partito, relatore del progetto di legge sull’Autonomia differenziata alla Camera, in rampa pure per la successione di Zaia. E, da oggi, nuovo numero due di Matteo Salvini nel partito: vicesegretario federale della Lega.

E’ stato apposto questa mattina, 12 settembre, nel corso del Consiglio federale della Lega in programma a Roma, il sigillo definitivo alla scalata di Alberto Stefani, giovane leghista in super carriera, all’interno del Carroccio.

Fuori un veneto, dentro un veneto. Fuori Lorenzo Fontana - ma solo per l’incompatibilità del ruolo con quello “super partes” di presidente della Camera - e dentro Alberto Stefani.

"Ringrazio il segretario federale Matteo Salvini per la fiducia e tutti i militanti del Veneto che un anno fa mi hanno concesso la loro” le prime parole del neo vicesegretario. “Farò del mio meglio. Viva la Lega, viva il coraggio, viva l’identità”.

Fuori Giancarlo Giorgetti - anche in questo caso per una questione di incompatibilità: è ministro - e dentro un leghista del centro Italia, come comanda il galateo. Si tratta del senatore Claudio Durigon da Latina – e la “N” finale del cognome magari ha giocato a suo favore.

In ogni caso, le buone notizie sono soprattutto per Stefani, delfino di Matteo Salvini, con parecchie chance di giocarsi il ruolo di candidato leghista alle prossime elezioni regionali.

Da tempo, per i motivi già detti, Fontana e Giorgetti erano i “vice” del segretario federale soltanto sulla carta, ma con le mani legate. Evitando di sollevarli formalmente dagli incarichi, Salvini si era limitato a concentrare decisioni e visibilità su di sé e sull’altro suo “numero due”, Andrea Crippa. Il quale, tuttavia, in più circostanze non gli avrebbe evitato certi imbarazzi.

Così la decisione di affidarsi a Stefani, che nella Lega pur salviniana rappresenta l’ala moderata: per intendersi, quella che guarda a Vannacci con sospetto.

Quanto a Crippa, amico di Salvini dall’adolescenza, non dovrà fare le valigie. Rimarrà il suo vice, ma almeno godrà di due parigrado a supporto.

Le nomine - quella di Stefani, nell’aria da quasi un anno - sono state ufficializzate nel corso del federale in programma nella Capitale. Non il Congresso, certo: per quello bisognerà aspettare l’anno prossimo. Ma il Consiglio.

E, nell’occasione, si è trattato anche d’altro. Si è parlato del ddl Sicurezza. Si è parlato dei nuovi tesseramenti. Tema intrecciato a quello del raduno di Pontida, in programma domenica 6 ottobre, un paio di settimane più tardi rispetto agli ultimi anni. Forse per avvicinarsi al 18 ottobre, quando a Palermo l’avvocato di Salvini terrà la sua arringa, nell’ambito del processo “Open arms”.

La carne al fuoco è tanta, i fronti sono caldi. E il Veneto non si accontenta più nel ruolo di comprimario nello scacchiere della politica che conta.