“Meno tasse per chi ha figli”: rispunta l’idea di Giorgetti. Ma per coprire il costo il governo dovrà tagliare con l’accetta altre detrazioni
Anche l’anno scorso, di questi tempi, la misura sembrava blindata: zero tasse o quasi per le famiglie con molti figli. Alla fine non se n’è fatto nulla: il governo con la manovra per il 2024 si è limitato ad alzare la soglia di detassazione dei benefit aziendali per i dipendenti con prole e offrire una decontribuzione totale alle madri lavoratrici. Ora l’ipotesi è rispuntata, sempre dalle pagine del Foglio e sempre come “idea del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti“, che non ha commentato. La proposta contro il crollo demografico, ancora in fase di gestazione, sarebbe quella di rivedere i tetti alle detrazioni per favorire chi ha più di un bambino. Ma ovviamente, in vista di una legge di Bilancio che parte da 24-25 miliardi da finanziare senza extra deficit suggestioni del genere possono reggere solo se si individuano adeguate coperture. E l’impresa appare molto complicata, posto che a un mese dal varo del Documento programmatico di bilancio ballano ancora almeno 10 miliardi da trovare attraverso la revisione della spesa e il sempre invocato ma mai realizzato disboscamento delle tax expenditure, l’insieme delle oltre 620 deduzioni, detrazioni ed esenzioni fiscali concesse a cittadini e imprese.
Tornando all’idea di Giorgetti per stimolare la natalità, da tempo dichiarata priorità dell’esecutivo, va ricordato che le detrazioni per figli a carico sono state riassorbite dall’assegno unico (per il quale peraltro l’Italia è sotto procedura di infrazione Ue per l’esclusione dei lavoratori stranieri non residenti). Oggetto dell’eventuale intervento potrebbe quindi essere solo quello che resta fuori: gli sgravi per le spese sostenute per nidi, mense, iscrizioni a scuola, attività sportive, abbonamenti ai mezzi, affitti di appartamenti per studenti fuori sede. Oggi quelle uscite sono detraibili al 19% fino a una cifra massima che arriva a 2.633 euro per figlio per gli affitti ma si ferma a 210 euro, per esempio, per l’iscrizione alla piscina o a un altro impianto sportivo. Le soglie potrebbero essere alzate per le famiglie con almeno due figli in modo da ridurre le imposte da versare. In aggiunta per quei contribuenti potrebbero scendere le franchigie che oggi consentono ad esempio di detrarre il 19% delle spese sanitarie solo se superano i 129,11 euro.
Resta da capire chi dovrebbe pagare. Nelle scorse settimane si è parlato della possibilità di eliminare gli sgravi e bonus più circoscritti e settoriali, ma da lì arriverebbe un recupero di gettito del tutto marginale. Si potrebbe poi rimettere mano al taglio delle detrazioni per chi ha redditi sopra i 50mila euro, che oggi ha la forma di una franchigia di 260 euro sotto la quale non spettano le agevolazioni per mutui e altri oneri detraibili (oltre i 240mila euro le detrazioni invece si azzerano). Alzare quella soglia sarebbe però in netto con l’intenzione dichiarata dal viceministro Maurizio Leo di aiutare quello che il governo a dispetto dei numeri definisce “ceto medio”. La strada più semplice sembra quella di eliminare del tutto altre agevolazioni, dalla iniqua cedolare secca sugli affitti alle aliquote ridotte per i carburanti usati in agricoltura e nell’autotrasporto, e mettere un tetto alle più costose come i bonus casa residui dopo l’abolizione del Superbonus. Aiuti la cui revoca – è il timore di tutti governi – rischia però di costare cara politicamente. Ragione per cui nessuno ha finora avuto il coraggio di intervenire con l’accetta.
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