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«Elettricista, un mestiere con tecnologia e tanta professionalità»

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IVREA

Educazione e qualità, ma anche competenza, affidabilità ed ordine quasi maniacale in ogni suo aspetto, sono le caratteristiche peculiari di Marco Magnea, elettricista trentenne di Ivrea. Studente all'allora istituto tecnico professionale ad Ivrea (Capellaro, oggi Ciac), Magnea si racconta.

Quando era piccolo, che lavoro avrebbe voluto svolgere?
«Non ho mai avuto un lavoro ideale. Tutti da piccoli sogniamo di fare il calciatore, io ero più invece per le cose manuali, sicuramente qualcosa dove non si dovesse stare troppo attaccati ai libri o comunque qualcosa di sedentario».

Quando ha deciso di diventare elettricista e perché?
«Finita la scuola dell'obbligo, ho scelto un indirizzo che mi permettesse di entrare nel mondo del lavoro il prima possibile. Tra le varie scelte che mi si sono prospettate, ho optato per frequentare un indirizzo professionale nel campo elettrico, in quanto era la scuola con più ore di laboratorio e, soprattutto, che dava la possibilità di fare sei mesi di stage presso una ditta. Al termine di questo percorso poi, ho ancora aggiunto un anno di specializzazione in pneumatica ed oleodinamica. L'obiettivo era certamente quello di iniziare a lavorare con più ore attive di pratica possibili, non con ore passate solo sulla teoria e questa scelta è stata un ottimo compromesso».

Com'è stata la sua evoluzione in questo lavoro?
«Tanta gavetta e non smettere mai di aggiornarsi, su tutto però educazione e qualità sono da mettere al primo posto. Quando si va a fare un intervento, il cliente ti affida idealmente la sua casa, bisogna pertanto approcciarsi con rispetto e lavorare come se lo stessimo facendo per casa nostra. La qualità sul lavoro ripaga sempre. A volte la soddisfazione di aver risolto un problema ed aver tolto un pensiero al cliente va oltre a qualsiasi compenso economico».

Ha qualche aneddoto da raccontare?
«Ce ne sarebbero da riempire un libro! In cantiere il tempo vola e con l'ambiente giusto ci si può anche divertire e stringere amicizie. Un consiglio che mi sento di dare alle generazioni più giovani è di provare, sbagliare, riprovare, fare tanta pratica per capire ed essere sempre umili e rispettosi. A volte trovarsi da soli davanti al problema può essere spiacevole, ma senza scorciatoie si è obbligati a risolvere senza fare figuracce. Si parte dalle basi per entrare in determinati meccanismi, poi con la pratica e la continua formazione, ci si specializza sempre più fino a poter poi decidere noi il nostro futuro lavorativo una volta che si hanno in mano determinate competenze. L'essere educati ed il sapersi comportare con il cliente e con il proprio datore di lavoro vuol dire tanto, molte volte la prima impressione conta, e non poco. L'elettricista è una scuola di vita, ci si confronta con idee diverse e persone caratterialmente diverse, agli inizi capita tante volte di prendersi una bella strigliata che però, o ti stimola o ti a crescere o ti fa capire che forse non è il mestiere adatto a te. So di avere ancora tantissimo da imparare».

Come vede questo lavoro alla luce della tecnologia?
«Il tirafili di trent'anni fa ormai non esiste più, anche se l'elettricista a volte viene ancora visto come l'avvita lampadina. In realtà dietro c'è un mondo e con l'avvento della tecnologia si va verso un'impiantistica sempre più smart, personalizzabile e cucita su misura in base alle necessità. La tecnologia può aiutare, ma anche complicare le cose, però volente o nolente questo è il progresso con il quale dobbiamo confrontarci. Se si opta per la scelta di non volerne far parte, a oggi si rinuncia ad una buona fetta di mercato e si rimane tagliati fuori. Con le norme vigenti, per poter lavorare servono tantissimi certificati ed attestati, per cui rimane un mestiere tutelato sotto il punto di vista normativo: nessuno s'inventa elettricista e chi lo fa non può certificare gli impianti, per cui la scrematura è molta ed è un bene vista la poca professionalità in alcuni casi».

Lavoro più facile e più difficile?
«Nel campo elettrico non ci sono mai lavori banali, perché apparentemente anche la cosa più semplice può nascondere insidie. L'argomento più complicato da affrontare sono la domotica e i quadri di automazione, quando ci si ritrova con schemi vecchi, parti mancanti, disegni non aggiornati, o peggio ancora inesistenti, tocca utilizzare ancor di più la testa per cercare la soluzione ottimale e sicura».Loris Ponsetto