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Pier Paolo Pasolini da riscoprire, dottorandi e docenti approfondiscono il rapporto dell’artista con l’alterità

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Pasolini e l’alterità. Incontri. Etnografici, viaggi e confronti: questo il tema della settima edizione della Scuola Pasolini organizzata dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini, con il sostegno della Fondazione Friuli, che ha preso il via il pomeriggio di mercoledì 11 settembre a Casarsa nella sala Consiliare del municipio a Palazzo Burovich, dove si protrarrà fino a sabato 14.

Sono ben 25 i dottorandi partecipanti provenienti da diverse università italiane e straniere per un’iniziativa che si articola in una decina di lezioni tenute da esperti e studiosi dell’opera pasoliniana.

Scuola che ha saputo ritagliarsi uno spazio davvero importante, come conferma uno dei due ideatori e curatori, la casarsese Lisa Gasparotto, docente di Linguistica Italiana presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Universita Bicocca di Milano.

«La Scuola in questi anni – afferma – è diventata un punto di riferimento importantissimo, un momento dell’anno molto atteso dai tanti giovani studiosi che si avvicinano a Pasolini, come confermano le numerose richieste di partecipazione, anche se per ragioni che ineriscono la buona riuscita della Scuola stessa abbiamo dovuto limitarci a 25».

«Tra i selezionati – prosegue Lisa Gasparotto – ci sono anche giovani studiosi che ci propongono i loro lavori in fieri e le loro ricerche. Lavori che andranno a animare l’area laboratoriale della Scuola in cui il confronto tra le varie proposte con gli studiosi di fama internazionale, i docenti delle oltre 15 lezioni della quattro giorni di lezioni e dibattiti su di un aspetto specifico dell’opera pasoliniana come quello proposta quest’anno, diventa luogo di ulteriore studio e approfondimento. E devo dire che i lavori proposti sono di anno in anno di un profilo qualitativo sempre più elevato. Questo sta dando vita a una comunità scientifica internazionale di studiosi di Pasolini di valore, che era poi quello che ci si era prefissi quando è nata la Scuola, visto anche che di studi o presunti tali sulla figura e l’opera di Pasolini ce ne sono sin troppi, e non sempre di qualità».

Quali sviluppi immaginate o auspicate per la Scuola? «Sostanzialmente quella di rafforzare questa comunità scientifica, che anche al di fuori della Scuola si incontra, discute, lavora, cresce nelle università: una tela molto proficua di rapporti nella quale la Scuola ha avuto e ci auguriamo continuerà ad avere un ruolo determinante, come determinante lo è stata nella sua creazione».

Quanto al tema scelto è proposto all’attenzione di studiosi ed esperti, «prende in considerazione – spiega Paolo Desogus, docente all’Università Sorbona di Parigi e l’altro ideatore e organizzatore della Scuola – un aspetto dell’attività di Pasolini spesso trascurato o sottovalutato. Vale a dire il rapporto che Pasolini ha coltivato con l’etnologia e l’antropologia attraverso i viaggi e le ricerche sulla poesia popolare, ma anche sulle trasformazioni e i mutamenti sociali che hanno investito il nostro paese nella seconda metà del’900. L’idea stessa di mutazione antropologica che Pasolini ha sviluppato negli anni ’70 prende le mosse dal suo interesse culturale verso queste scienze sociali. Una componente dell’opera di Pasolini che vorremmo uscisse valorizzata e più conosciuta».

Ma non solo. «Attraverso l’approfondimento degli interessi antropologici di Pasolini, coltivati anche nello studio di importanti autori del pensiero antropologico, primo dei quali Ernesto De Martino, possiamo leggere in una luce diversa l’opera letteraria di Pasolini, opera letteraria che si fonda molto anche sull’incontro con l’alterità, sulla scoperta dell’altro, del suo mondo, delle determinazioni sociali, culturali e estetiche che lo costituiscono. Per cui il rapporto con l’alterità è mediato si da un apparato di categorie, ma anche di esperienze di confronto che Pasolini sviluppato proprio con autori che provengono dall’ambito antropologico».