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Сентябрь
2024

Fitto, i socialisti e il bivio del Pd

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Cosa c’è di più classico nel menù offerto dal Pd se non un bel capello spaccato in quattro, condito da una selva di polemiche sotterranee? Piatto evergreen proposto ad ogni tornante, come a Milano il risotto allo zafferano con ossobuco da scavare. Ecco dunque il nuovo dilemma, che agita vertici e seconde file del Pd, senza darlo a vedere però: come regolarsi con il voto prossimo venturo nel Parlamento europeo per il neo commissario italiano, Raffaele Fitto? Ora, a farla breve, ecco i termini della questione: se il Pd votasse a favore, si ritroverebbe un commissario benevolo dopo le elezioni del 2027, nel caso la destra dovesse perdere nelle urne. Il mandato dei commissari Ue infatti scade tra cinque anni.

Secondo punto: votando sì, i dem potrebbero vantare un atteggiamento maturo e responsabile, di una forza che si schiera a difesa degli interessi nazionali prima che del proprio partito, appoggiando un candidato italiano che dovrà ricoprire una delega cruciale per i rapporti dell'Italia con l'Ue
Di contro però, il Pd non può mettersi di traverso con carri e barricate per fermare l’offensiva dei socialisti europei volta a condizionare le scelte a Palazzo Berlaymont, sede della commissione europea: bloccando la nuova commissione Ue sulla rampa di lancio, il Pse chiede conto e ragione a Von der Leyen di una delega così pesante concessa ad un governo che non l’ha votata; e concessa ad un partito, Fdi (leader di Ecr, i conservatori europei) fuori dalla maggioranza che la sostiene.
Insomma, un bel dilemma, cui i dem fanno fronte senza assumere per ora una decisione, con fare pilatesco, bloccandosi di fronte al bivio. A Fitto chiedono di “aderire al programma della maggioranza Ursula”, di raddrizzare la barra al centro, rinunciando alle sirene dei conservatori europei presieduti da Giorgia Meloni. Non proprio un’abiura, ma quasi, quella richiesta al ministro per accordagli i voti degli europarlamentari dem altrimenti in libera uscita. Un appoggio molto utile e forse decisivo, se venisse da tutto il Pse, per il neo commissario: che potrebbe ricevere la delega agli Affari Economici, (come Paolo Gentiloni) e non solo quelle al Bilancio e Pnrr.
Ed ecco il capello spaccato in quattro: i più europeisti tra i dem, gli ex ministri tendenza Gentiloni, propendono per un via libera a Fitto subito, giocando in controtendenza anche per orientare i socialisti europei, di cui il Pd è il partito più numeroso. Una mossa da giustificare con gli interessi nazionali. I dem più filo-Schlein sono invece molto perplessi e se fosse per loro lo boccerebbero senza appello. Gli ex democristiani del Pd stanno con l’ex democristiano Fitto, gli ex comunisti stanno con il Pse. Discussioni sui divanetti e nei talk show, ma nessun redde rationem. Non c’è stata ancora una discussione nella segreteria nazionale del Pd. “Noi non intendiamo regalargli così i nostri voti – spiega un membro della segreteria vicino a Schlein – ma proviamo a stanarlo, per fargli adottare il programma siglato dalla maggioranza di partiti che hanno votato a favore della Presidente. Però dobbiamo bilanciare una spinta ad aderire alla battaglia del Pse per avere un riequilibrio degli incarichi della commissione, con un’altra spinta opposta a tutelare l’interesse nazionale , difendendo una delega all’Economia per il nostro commissario europeo, che può risultare favorevole. In ogni caso, con o senza i nostri voti, vogliamo vedere come si comporterà Fitto quando dovrà gestire la procedura di infrazione contro l’Italia per eccesso di deficit…Ci faremo due risate”.