Omicidio Ceschin, salta la prova del “pizzino”
Poche righe scritte in un foglietto di carta che avrebbe dovuto essere recapitato a Enzo Lorenzon, ritenuto il mandante dell’omicidio di Margherita Ceschin avvenuto a Conegliano il 23 giugno dell'anno scorso. Parole che rappresentavano, secondo l’accusa, il collegamento diretto dell’ex compagno della anziana, Lorenzon, con le altre persone accusate dell’omicidio, ma soprattutto il suo ruolo di mandante, in cambio del pagamento di ingenti somme di denaro.
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Un “pizzino”, come è stato definito, che doveva essere una prova chiave nel processo a carico degli imputati ma che ora, e per ora, è stato stralciato dagli atti del procedimento. A ottenere la cancellazione della prova gli avvocati della difesa Mauro Serpico e Fabio Crea. Oggi si sarebbe dovuto tenere l’incidente probatorio per cristallizzare, natura, contenuti e quindi valore del “pizzino” ma la difesa ha ottenuto l’annullamento della prova sollevando una serie di eccezioni in merito alla tempistica della sua acquisizione, avvenuta di fatto mesi dopo il sequestro del messaggio, in un momento in cui la fase processuale si era già evoluta, non permettendo quindi che il “pizzino” potesse essere ammesso.
«Un punto per la difesa» hanno sottolineato Crea e Serpico, evidenziando che «nel caso in cui si volesse nuovamente acquisire la prova e verificarne la natura, si dovrà istruire una nuova procedura» che potrebbe scontrarsi con i tempi di carcerazione di uno degli elementi chiave legati al “pizzino”, ovvero un ex compagno di cella di Sergio Lorenzo, uno degli autori materiali dell'assassini.