Ambesi fa luce su Sinner-Wada: “Per me non faranno appello, ma Jannik in tribunale vincerebbe al 95%”
Non si è ancora conclusa definitivamente la vicenda legata alla positività accidentale di Jannik Sinner al Clostebol, in attesa di capire se Wada deciderà di presentare ricorso al Tas contro la sentenza che ha prosciolto il numero 1 al mondo. Il tema in questione, dopo le novità emerse a inizio settimana, è stato trattato a fondo nell’ultima puntata di TennisMania, trasmissione condotta da Dario Puppo e visibile sul canale Youtube di OA Sport, con ospite Massimiliano Ambesi.
“Tutti abbiamo un po’ sottovalutato questa situazione, nel senso che abbiamo ragionato sui 21 giorni partendo dal deposito della sentenza. Tutti abbiamo quindi preso in considerazione il 19 agosto, data del deposito della sentenza e della ricezione della decisione. È chiaro che la decisione fosse già arrivata prima, perché il processo telematico si è tenuto il 15. Chi era presente in questo processo? Itia e Sinner, che in quel caso erano le parti in causa. Processo che si è svolto presso il tribunale indipendente che si chiama Sport Resolutions. Per Itia e Sinner i termini del ricorso in appello partono dal 19 agosto e si concludevano alla mezzanotte di lunedì 9 settembre. Tecnicamente la ricezione della decisione avviene in contemporanea anche per NADO Italia e Wada, non è diverso“, spiega Ambesi.
“Per quanto riguarda però l’agenzia antidoping mondiale, la normativa prevede due diversi comma: uno dice che i termini partono nel momento in cui viene ricevuto l’intero fascicolo relativo al procedimento. Questo fascicolo non è la sentenza, è qualcosa in più che contiene di fatto tutti gli atti che sono stati portati all’attenzione del tribunale da parte della difesa e dell’accusa. Qual è il problema? Noi non sappiamo quale sia la data esatta di ricezione di tutto questo fascicolo. Esistono dei sistemi telematici che ovviamente certificano il momento in cui Wada ha ricevuto l’intero fascicolo, e da lì partono i 21 giorni. Si è detto settimana scorsa in un giorno non ben identificato, sta di fatto che ci sono altri giorni da attendere. Cosa cambi realmente nella vicenda è tutto da disquisire, ma secondo me nulla“, le parole del giornalista di Eurosport.
Sulle possibili mosse di Wada: “Onestamente ritengo molto difficile che Wada decida di appellarsi, per molteplici motivi, come per esempio per la linea che è stata tenuta in tempi recenti di fronte a casi analoghi. In ogni caso, anche se Wada dovesse decidere di appellarsi, non è che in automatico Sinner abbia perso il procedimento di appello. Anzi, al 95/99% lo vince lui e in alcuna maniera scatta la sospensione. Poi qualora Sinner venisse condannato, ipotesi secondo me altamente improbabile, è chiaro che tutti i risultati conseguiti da Indian Wells fino al termine di una squalifica che potrebbe essere di 4-6 mesi allora verrebbero invalidati. Ma la squalifica per cosa sarebbe? Non perché Wada ritiene che Sinner si sia dopato, ma perché si potrebbe approfondire il concetto di colpa e negligenza, assente per quanto riguarda la condotta di Sinner a detta del tribunale indipendente che ha giudicato la sua vicenda. Wada potrebbe dire: ‘Sì, siamo d’accordo, però quel fisioterapista e quel preparatore atletico li hai scelti tu, quindi sono sotto la tua responsabilità’. Si parlerebbe di una colpa parziale, anche se secondo me è una responsabilità oggettiva a dirla tutta. Ed è la stessa responsabilità oggettiva che porta a togliere a Sinner i 4oo punti di Indian Wells ed il prize money. Il concetto è praticamente il medesimo“.
“Wada potrebbe attaccarsi solo a questo, non ci sono altri appigli perché la quantità di sostanza dopante trovata nelle urine di Sinner è letteralmente impercettibile. Allo stesso modo il suo passaporto biologico di certo non ha nessun tipo di alterazione, perché se l’avesse avuta – quando c’è stata la revoca della sospensione – chi di dovere si sarebbe comportato in maniera differente e quindi avrebbe detto no alla richiesta di revoca della sospensione. Sinner è assolutamente pulito, questo non è minimamente in discussione, per chiunque si occupi di antidoping a qualsiasi livello“, aggiunge Ambesi sulla vicenda.