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Сентябрь
2024

Ossessioni e rituali: Anne-Cécile Vandalem ospite di Villa Manin

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È in pieno svolgimento nella sede delle residenze artistiche di Villa Manin la 32esima edizione dell’Ercole des Maîtres, il corso internazionale di perfezionamento teatrale per giovani attori professionisti under 35. Un’iniziativa che, come noto, vede partecipi diversi importanti organismi teatrali europei coordinati dal Css di Udine e che quest’anno ha come Maître l’attrice e regista belga Anne-Cécile Vandalem.

Un’artista pluripremiata che nei suoi lavori investiga come l’azione umana possa incidere nella trasformazione del reale. Per questa edizione dell’Ecole, Vandelem ha scelto il tema dell’ossessione, «ossia quelle narrazioni, storie minori, inaudite, invisibili, che da sepolte, mentre il nostro presente si crepa e i grandi racconti che ancora ci sostenevano mostrano la loro obsolescenza, ritornano a perseguitarci».

Quali sono allora le narrazioni sepolte che i nostri racconti dominanti ci impediscono ancora di sentire?

«Crollati i grandi punti di riferimento che hanno sostenuto per lungo tempo il nostro presente, come dicevo, da quelle macerie ritornano con maggior forza le ossessioni di ciascuno, le paure, i lati oscuri dell’anima che affiorano dall’inconscio. Ed è quello su cui ho lavorato con i giovani attori».

Quando si è trovata davanti i sedici allievi (quattro per ogni paese coinvolto nell’Ecole, vale a dire Italia, Francia, Belgio e Portogallo), qual è stata la prima cosa che ha fatto?

«Ho chiesto loro che cosa li aveva portati all’Ecole, che cosa si aspettavano, soprattutto in relazione alla tematica proposta, ossia le ossessioni che si celano anche dietro una scelta come quella di partecipare all’Ecole. Quindi, prima di salire sul palcoscenico, c’è stato un lungo momento di discussione comune, di libera espressione di ciascuno in merito a questo e poi sul palcoscenico abbiamo cercato di tradurre scenicamente quanto si era discusso insieme».

Come è proceduto poi questo lavoro? Questa autoanalisi come si è tradotta in azione scenica? C’è stata anche una scrittura drammaturgica a supportare il tutto o si è invece trattato di un lavoro solo sul corpo?

«Si è lavorato a partire da un dispositivo drammaturgico, la cui sinossi può essere riassunta così: sedici persone per vari motivi si trovano in una località alpina, qui vengono sorprese da un colossale terremoto che scoprono aver sconvolto tutto il pianeta, si rifugiano in una faglia profonda e si ritrovano isolate dal resto del mondo distrutto. E qui si trovano a fare i conti con questo stato di sopravvivenza. In cui prendono corpo i fantasmi che ciascuno di loro si porta dentro: fantasmi personali ma anche fantasmi legati alle vicende storiche».

Da un punto di vista più spettacolare che cosa vedrà il pubblico nelle due dimostrazioni in Italia, a Villa Manin martedì 10 settembre, alle 19 e il 14 al Teatro Strehler di Milano?

«Vedrà queste storie fantasmatiche diventare azioni. Ma si tratterà di due dimostrazioni molto diverse, perché fa parte del mio modo di lavorare fare tesoro dello spazio in cui opero, che diventa parte integrante al pari di quella degli interpreti dello spettacolo. A Villa Manin la dimostrazione avverrà nel parco, per cui si evidenzierà di più l’aspetto naturale della situazione, mentre a Milano si lavorerà sul palcoscenico. Ma non voglio svelare di più, non voglio rovinare la sorpresa agli spettatori, perché la sorpresa stessa è elemento fondamentale della rappresentazione».

Al giovane Luca d’Arrigo uno dei sedici allievi chiediamo:

Che cosa aggiunge un’esperienza come questa dell’Ercole alla formazione di un attore che seppur giovane è già in carriera?

«Poter avere anche a seguito della professionalizzazione accademica il lusso, che tale è, di poter lavorare in un contesto di creazione comune, è per un attore davvero un’esperienza unica. Lontana dalle logiche della produzione che impone ad esempio, tempi strettissimi di prova. In più: essere assieme ad altri attori che hanno altre storie, lavorano in contesti molto diversi tra di loro, e confrontarsi con un maestro così speciale come Anne-Cécile, è quanto rende quella dell’Ecole un’esperienza per tutti noi fondamentale».