Ecco perché Kwong si tirò indietro sull’affare dei Pili, il retroscena dell’inchiesta
Nei famosi incontri tra il sindaco Brugnaro, il suo staff e il magnate di Singapore, riguardo al progetto dei Pili, nessuno parlò a Mr Ching della necessità di bonificare l’area. Le parole del magnate di Singapore, indagato per corruzione nell’inchiesta della Procura di Venezia per presunte mazzette legate all’acquisto di Palazzo Papadopoli, aprono un nuovo capitolo nella vicenda giudiziaria che a fine luglio ha sconvolto il Comune di Venezia. L'inchiesta ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di figure di rilievo del Comune, imprenditori locali, e all’arresto dell’ex assessore Renato Boraso.
Fino a questo momento, la tesi della pubblica accusa relativamente all’area di proprietà delle società legate al sindaco di Venezia era che l’affare fosse saltato a causa degli eccessivi costi collegati alle bonifiche e all’eco mediatica provocata dall’interessamento del magnate di Singapore. Tuttavia, nelle dichiarazioni di Ching rilasciate in un’intervista al Gazzettino, si scopre che durante gli incontri con il sindaco, Morris Ceron e Derek Donadini, emerse che l’area fosse già stata bonificata.
Il progetto edilizio: oltre un miliardo di euro in gioco
Come noto, in palio c’era un progetto edilizio ad uso commerciale e residenziale per un mega investimento da oltre un miliardo di euro. Questo progetto è centrale nelle 916 pagine redatte dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccaglini, in cui vengono dettagliate le accuse contro gli indagati, tra cui Brugnaro, Donadini e Ceron, accusati di concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
L’operazione era partita nel 2016 con una serie di incontri e progettazione di massima, ma alla metà del 2018, Ching si era ritirato a causa degli altissimi costi di bonifica dei terreni inquinati. Il problema si sarebbe dovuto risolvere con la costruzione di un "sarcofago" per imprigionare i residui tossici, ma Ching si sarebbe sfilato non appena compreso che i costi potevano superare i benefici.
Le divergenze sulla visione del progetto
Tuttavia, secondo Ching, non furono gli eccessivi costi a far saltare l’affare, bensì un’idea progettuale non condivisa con la proprietà dell’area. La società di riferimento di Kwong, Oxley Holding Limited, non intendeva acquistare il terreno, ma solo costruire (un palasport e un casinò) e successivamente vendere, dividendo i profitti con la proprietà del terreno.
Denuncia contro Claudio Vanin
Recentemente, il magnate Ching Chiat Kwong ha presentato una denuncia-querela all'Ambasciata Italiana di Singapore contro Claudio Vanin, come riportato dall’avvocato Guido Simonetti, per tentata estorsione, calunnia, false dichiarazioni ai Pubblici Ministeri e diffamazione aggravata. Nella querela, Ching contesta l’intera ricostruzione della Procura e i suoi legali hanno presentato una memoria di 54 pagine con la richiesta di immediata archiviazione.