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Сентябрь
2024

Femminicidio Giada Zanola, l’ultimo messaggio all’amica: «Mi sento fiacca, ci vedo doppio»

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Nuovi risvolti sull’omicidio di Giada Zanola, la 34enne di origini bresciane trovata morta il 29 maggio scorso ai piedi del cavalcavia dell’A4 a Vigonza. Le indagini, nel giro di poche ore, avevano consentito di accertare che la donna era stata buttata giù dal compagno Andrea Favero, 38 anni, al culmine di una lite, probabilmente dopo essere stata stordita con delle sostanze. E infatti i primi, parziali, esiti degli esami tossicologici avevano confermato la presenza di benzodiazepine sul corpo di lei, non invece su quello di lui.

In sede di indagini è emerso ora un messaggio che la giovane aveva mandato a un’amica la sera prima della morte, verso le 20.30. «Mi sento fiacca, ci vedo doppio», aveva spiegato. L’amica, preoccupata, le aveva chiesto cosa stesse succedendo: «Come mai?». Ma Giada non aveva più risposto al messaggio.

D’altra parte la giovane mamma aveva già espresso in precedenza - come è emerso fin da subito in sede di indagini - il timore che il marito la stordisse con qualche sostanza. Ad aprile, alla stessa amica, aveva riferito di aver vomitato e perso i sensi «dopo aver bevuto un cocktail che mi ha fatto Andrea». Giada avrebbe addirittura spiegato un altro atroce timore: quello di essere stata violentata, da incosciente, dal suo compagno, che - sempre secondo tale versione - avrebbe voluto un secondo figlio.

E proprio il figlio era al centro dei litigi ripetuti nella coppia: Giada aveva intenzione di lasciare il compagno e avrebbe altresì detto più volte di voler portare con sè il loro bimbo. La sera stessa dell’omicidio, è la ricostruzione degli investigatori, la giovane mamma avrebbe detto al compagno che non gli avrebbe più fatto vedere il figlio. E Andrea aveva confermato agli inquirenti la sua preoccupazione per il timore di tale prospettiva. Giada aveva paura del compagno, tanto da aver fotografato le prove di presunti maltrattamenti: ematomi su collo e braccia. Immagini che aveva fatto vedere ad alcune sue amiche.

Gli investigatori avevano sospettato che la donna, al momento della caduta dal cavalcavia, fosse stata stordita con un qualche farmaco o con della droga. E gli esiti degli esami tossicologici, come già riportato dal Mattino lo scorso giugno, avevano appunto confermato la presenza di tali sostanze nel corpo della giovane vittima.