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Сентябрь
2024

Quelle case abbandonate sono un vero patrimonio

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In Italia sono oltre 600 mila. E pur con la fame di alloggi - anche per colpa dello Stato - si lasciano andare in malora. Ma un’alternativa ci sarebbe.

Non so se Ca’ di Fra’ è rientrata nel calcolo di Confedilizia, o se ormai è troppo rudere anche per essere considerata un rudere. Ma quello che è certo è che ci sono 620 mila case fatiscenti e abbandonate in giro per l’Italia. Sempre di più: nel 2011 erano solo 278 mila, assai meno della metà. A volte sono inutilizzabili, come la cascina del nonno. A volte, invece, potrebbero essere risistemate e utilizzate. A volte sono isolate in qualche anfratto delle colline. A volte, invece, sono nel cuore delle metropoli come Roma e Milano. La maggiore concentrazione si ha nella provincia di Frosinone: ce ne sono 32 mila. Seguono Cosenza (23 mila) e Messina (18 mila). Il 90 per cento di questi edifici appartiene a persone fisiche: sono stati ereditate e poi abbandonate. Oppure abbandonate e poi ereditate, proprio come Ca’ di Fra’.

Ogni volta che penso alla cascina del nonno mi si stringe un po’ il cuore. Che futuro può avere un Paese che lascia andare in rovina le sue case? Qualcuno prova a reagire. Il sito Idealista ha contato almeno dodici paesi, da Mussomeli in Sicilia a Fabbriche di Vergemoli in Toscana, da Cinquefrondi in Calabria a Nulvi in Sardegna, dove vecchi ruderi vengono messi in vendita a un euro, a patto che chi li compra si impegni a ristrutturarli. Il primo comune a farlo in Italia fu Sambuca di Sicilia: finì addirittura sulla Cnn, dopo l’acquisto in blocco di dieci case da parte di statunitensi, e si guadagnò il nome di «Piccola America». L’iniziativa continua ad attrarre, soprattutto gli stranieri, anche se in realtà, dietro lo slogan «un euro», si nascondono ben altre spese: tra tasse, atti notarili, polizze obbligatorie si arriva in un batter d’occhio a 20 mila euro, oltre naturalmente ai costi di ristrutturazione.

Forse bisognerebbe rendere più convenienti questi recuperi edilizi, prima che sia tardi. Oggi, invece, succede il contrario: succede che nella maggior parte dei casi sono i proprietari stessi a distruggere le loro abitazioni perché se sono agibili non rendono niente ma vengono tassate. Se invece le si rende inagibili, per esempio rimuovendo il tetto, per lo meno si risparmia l’Imu. Allora rigiro la domanda: che Paese è quello che anziché aiutare i proprietari a gestire bene le loro case, li spinge alla distruzione? Per Ca’ di Fra’, purtroppo, ormai è troppo tardi, non si riuscirà mai più a salvare nulla. Ma quante di quelle 620 mila abitazioni abbandonate possono invece essere recuperate e riutilizzate?

E se questo è vero a Mussomeli, Cinquefrondi, Nulvi, se è vero nella provincia di Frosinone o in quella di Cosenza, è ancor più vero a Roma o Milano. La ricerca di Confedilizia mette infatti in evidenza che i ruderi sono sempre più diffusi non solo nelle aree rurali, ma anche nelle grandi città. Ed è davvero sorprendente: come è possibile che a Milano, città efficiente per definizione, dove un posto letto per studenti costa quasi 800 euro e l’affitto di un sottoscala mille euro, come è possibile che nella metropoli dei grattacieli costruiti con spericolata rapidità, dove c’è un’enorme fame di spazi per abitare, com’è possibile che le case siano lasciate andare e diventino ruderi sotto i nostri occhi? .