Primo tagliando all’Apu, non ancora al meglio gli americani Hickey e Johnson
UDINE. Le amichevoli e i tornei di pre-season sono come certi flirt estivi, è meglio non dargli troppa importanza. Il Memorial Pajetta, tuttavia, ha fornito alcune indicazioni di cui sarà bene tenere conto (nel bene e nel male) in casa Apu Old Wild West quando mancano venti giorni esatti all’inizio del campionato. Aldilà, ovviamente, del risultato nudo e crudo delle due partite disputate in meno di ventiquattro ore contro Verona e Orzinuovi.
Le note liete
Partiamo dal capitano Mirza Alibegovic, per una questione di gerarchie. Il figlio d’arte, ulteriormente responsabilizzato dai gradi, ha sfoderato la leadership che gli è riconosciuta da tutti, risultando il top scorer bianconero della due giorni (16 punti di media) ma soprattutto dando un gran contributo in termine di energia.
È stato lui a suonare la carica per la rimonta che venerdì ha costretto Verona all’overtime, sue anche le triple che sabato hanno messo definitivamente in ginocchio la rimaneggiatissima Orzinuovi. Freccia all’insù anche per Lorenzo Ambrosin, confermatosi dopo la buona prestazione di Codroipo contro il Cedevita Zagabria. Bell’impatto contro la Tezenis, posto nel quintetto di partenza contro “Orzi” e in entrambi i casi punteggio individuale in doppia cifra con un 70% abbondante al tiro dal campo.
Chi è venuto al Carnera per il Memorial Pajetta ha già inquadrato la sua mattonella preferita: dall’angolo l’esterno di Jesolo sa essere mortifero. Il tris di buone notizie Apu è completato dall’altro Lorenzo, vale a dire Caroti. Già in palla per quanto riguarda le sue caratteristiche principali: la “garra” difensiva, la personalità in cabina di regia e la sfrontatezza nel prendersi certe triple tutt’altro che semplici.
Da rivedere
I due americani non hanno brillato, in particolare Anthony Hickey. Se è stata solo una questione di gambe pesanti, lo sapremo presto. Di certo sono mancate le sue scorribande nell’area avversaria per aprire la scatola: Udine ha chiuso entrambe le partite del torneo con una versione troppo simile a quella della scorsa stagione, cioè con più tiri tentati da tre punti che da due. Ridurre la dipendenza dalle triple era il mantra del mercato, e in tal senso l’estro di Hickey, anche a costo di andare qualche volta fuori dagli schemi, è fondamentale.
L’altra situazione rivedibile è la sofferenza nel pitturato emersa chiaramente nella semifinale con Verona. L’assenza di Pini ha costretto Vertemati ad adattare le rotazioni, Ramagli ne ha approfittato per dominare l’area con lunghi e mezzi lunghi: 46-35 il computo a rimbalzo, 40-24 lo score alla voce “punti in area”. Il Johnson visto contro gli scaligeri (2/10 al tiro) non può essere quello vero, qualcosa di più si è visto il giorno successivo contro i superstiti di Orzinuovi prima del colpo al volto che lo ha costretto a uscire ad inizio terzo quarto.
Morale della favola: è una squadra, l’Apu, da rivedere al completo e, soprattutto, con i due americani nella loro miglior versione.