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Сентябрь
2024

Scuole in Veneto, si comincia. Ecco tutte le nuove regole

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La dichiarazione di guerra all’utilizzo dei cellulari nelle aule. La reintroduzione del diario cartaceo, nella stessa ottica analogica. Ma, parallelamente, l’arrivo nelle classi degli assistenti di intelligenza artificiale. Una sperimentazione che per il momento sarà limitata a quattro regioni, tra le quali non rientra il Veneto.

«Ma – ha spiegato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara – se il modello funzionerà, pensiamo di estenderlo ulteriormente».

Nessuna lotta alle nuove tecnologie, quindi. Ma il tentativo di stimolare la curiosità degli studenti, appoggiandosi anche agli ultimissimi “prodotti” della scienza, purché con la mediazione e sotto la supervisione degli insegnanti.

Molte novità

Sarà una scuola dalle tante novità, quella che mercoledì 11 settembre accoglierà in classe i 650 mila studenti veneti reduci dalle vacanze estive.

Sarà l’anno che terrà a battesimo la riforma del voto di condotta – che influirà sulla valutazione complessiva e terrà conto del comportamento nell’arco dell’intero anno, non solo del quadrimestre – incoraggiata dal caso rodigino della prof “impallinata” dagli studenti.

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Farà il suo ingresso, nell’offerta formativa, il nuovo indirizzo di studio del Liceo del Made in Italy. Una novità fortemente voluta dal governo Meloni, che pure in Veneto non ha attecchito per niente.Così come arriveranno i nuovi percorsi di studio, tra istituti tecnici e professionali, del 4 + 2. E quindi diploma in quattro anni e accesso diretto al biennio degli Its.

«L’idea di fondo è quella di collegare sempre di più la scuola al mondo dell’impresa, e quindi del lavoro» ha spiegato Valditara. Anche perché il trend degli ultimi anni mostra iscrizioni agli istituti professionali in caduta libera, contro il continuo aumento dell’attrattività dei licei.

Nell’ottica di rafforzare la sinergia tra scuole e lavoro aveva lavorato anche l’ex assessora veneta all’Istruzione Elena Donazan (FdI), nel frattempo volata all’Europarlamento.

A proposito: a meno di sorprese dell’ultim’ora, la scuola in Veneto inizierà senza un assessore dedicato. E si vocifera, quindi, che sarà lo stesso presidente Zaia a mandare la classica lettera di inizio anno agli studenti.

Tornando alle novità del prossimo anno scolastico, saranno previsti corsi obbligatori di potenziamento della lingua italiana per gli alunni stranieri che non superino il test di ingresso.

Almeno sulla carta, alle famiglie verrà data la possibilità di chiedere la continuità didattica nel sostegno. Sarà previsto il potenziamento delle lezioni di educazione civica, con il coinvolgimento dell’intero corpo docenti, e un focus riservato al concetto di patria. E farà capolino la figura dell’insegnante tutor e orientatore, per guidare gli alunni nel percorso di uscita dalla scuola.

Un’altra riforma

Tutto, in attesa di una ulteriore riforma, che, alle scuole primarie, porterà al ripristino delle care, vecchie valutazioni – ottimo, buono, discreto, sufficiente, insufficiente – a soppiantare i giudizi numerici. Con la parallela eliminazione dell’insufficienza grave.

Nulla di nuovo sotto il sole: è una modifica che appare e sparisce, ciclicamente, all’arrivo di un nuovo ministro dell’Istruzione.

I docenti

In ogni caso, sarà una scuola rinnovata, con una forte impronta di Giuseppe Valditara, ma comunque afflitta dai problemi di sempre. E quindi la schiera di docenti precari, oltre il 30% del totale, a rinfoltire organici altrimenti carenti.

Il ricorso massiccio a insegnanti privi della specializzazione (più di uno su due), per coprire le cattedre del sostegno. Le carenze nelle materie Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), le carenze nell’italiano e nel latino, le carenze nelle lingue straniere.

Questo perché, a causa di molteplici motivi, sono sempre meno i laureati che decidono di abbracciare la carriera dell’insegnamento, preferendo ulteriori sbocchi. Tanti neolaureati, a dire il vero, mettono piede nella scuola, proponendosi nelle cosiddette Mad (le messe a disposizione): elenchi tarati sui singoli istituti, ai quali i dirigenti possono attingere per coprire momentaneamente le carenze di organico. Ma, appunto, si tratta di incarichi temporanei. Soluzioni tampone per gli stessi docenti, in attesa d’altro.

I numeri ufficiali recitano allora: 46.994 insegnanti per l’organico di diritto e 1.353 nuove nomine di ruolo, sulle 4.414 autorizzate dal Ministero dell’Istruzione. Ma pure 138 reggenze in regione, vale a dire posti coperti da altrettanti dirigenti, nominati a scavalco in più scuole, vista la carenza di presidi.

Ed è carente anche il personale Ata: gli operatori che hanno preso servizio lo scorso 2 settembre, giorno dell’avvio ufficiale dell’anno scolastico, sono stati appena 185. «Un numero del tutto insufficiente, rispetto ai posti vacanti in Veneto» sostiene Sandra Biolo, segretaria regionale di Cisl Scuola.

Sotto questo punto di vista – numero più, numero meno – sarà quindi il solito avvio. Con una quantità di insegnanti insufficiente, una quantità di docenti di sostegno insufficiente, una quantità di dirigenti scolastici insufficiente. Resta da vedere, allora, se le novità annunciate riusciranno a equilibrare da sole le tante carenze.