Pavia, la città di Augusto imperatore «I resti? Cercheremo presto l’anfiteatro»
La fondazione di Pavia, anzi di Ticinum, è fatta risalire all’89 avanti cristo. Ma l’uomo della svolta e della vera nascita della città è considerato Augusto, primo imperatore romano che visse per un breve periodo a Ticinum . «Con Augusto si avrà la realizzazione materiale di una città che rispondeva in tutto ai criteri romani: vale a dire una città che avesse in sè tutti i luoghi ed edifici di servizio utili per la vita sociale sua e del suo territorio».
L’archeologo Stefano Maggi presenta così il libro “Pavia Romana, ovvero Ticinum città di Augusto” (Univers Edizioni) che sarà al centro dell’incontro programmato domani (lunedì) alle 18.30 nel cortile del Broletto, nell’ambito della quarta edizione del Ticinum Festival. A dialogare con Maggi sarà l’altro docente (emerito) di Archeologia, ossia Maurizio Harari.
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Professore, Pavia è una città romana, ma le tracce della sua storia non sono facilmente percepibili.
«Diciamo che queste tracce si trovano camminando nelle strade del centro, che sono ancora oggi organizzate in moduli quadrati di 80 metri per lato».
E sono rimasti uguali?
«In effetti, mi verrebbe da dire: perché cambiarli se hanno funzionato benissimo?».
Un’altra traccia tangibile della romanità sembra siano le fognature del centro.
«Certamente. Anche perché sono sostanzialmente intatte da duemila anni. Poi oggi collassano, perché i romani non prevedevano il passaggio di autobus pesantissimi. Ma anche quando collassano vengono aggiustate, perché sono state costruite bene».
Lei scrive “Pochissimo sappiamo delle origini di Ticinum dalle fonti antiche”. Poi, nel 1300 è arrivato Opicino de’ Canistris...
«Opicino racconta tante cose, racconta delle mura romane che non vediamo più».
Ticinum sorge in un posto strategico, vicino a Po e Ticino. È per questo che è più importante - all’epoca - di Mediolanum?
«Posso rispondere con un aneddoto relativo ad Augusto. Come dicevamo, lui viene a stare qui in attesa che tornino i suoi familiari, uno dei quali, un figlio, rientrerà morto. Augusto viene qui proprio perché la nostra città era al centro di un sistema di logistica viaria composta dai due grandi fiumi navigabili e le strade dell’impero: la via Emilia, la via delle Gallie».
Cosa fa Augusto?
«Decide che la città - tutte le città romane - non debbano essere solo il luogo dell’abitare, ma a servizio di chi ci abita e di chi viene da fuori».
Nel libro racconta del Foro, che probabilmente era nell’attuale piazza della Vittoria?
«Sì. Purtroppo facendo i lavori per il mercato coperto, negli anni Cinquanta, si sarebbero potuti trovare reperti importanti».
Ci aiuti a tracciare una piccola mappa: il teatro dov’era?
«L’ipotesi, sottolineo che parliamo di ipotesi, è che fosse sotto l’attuale liceo Foscolo».
E l’anfiteatro?
«L’anfiteatro pensiamo fosse sotto l’ex ortaglia Poggi, in zona Mostiola».
È vero che state pensando di fare dei sondaggi?
«La soprintendenza ha avallato il progetto. Faremo in primo luogo delle proiezioni geomaghetiche. Se le risposte dovessero essere positive, faremo alcuni saggi. Speriamo».