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Usa 2024, la corsa torna in equilibrio: ora per Harris e Trump c’è il primo duello tv

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Nell’imminenza del dibattito televisivo tra Kamala Harris e Donald Trump, la corsa di Usa 2024 è ritornata in equilibrio, dopo avere dato l’impressione, per qualche settimana, di pencolare a favore di Harris. La candidata democratica ha esaurito il bonus novità e il candidato repubblicano sembra avere superato la crisi da cambio di cavallo fra i democratici, dopo l’uscita di scena del presidente Joe Biden.

Per la vicepresidente, il dibattito su Abc è fondamentale per farsi conoscere – il 28% degli indecisi ha “bisogno di saperne di più” su di lei –, per dare l’idea di cambiamento che vuole rappresentare e per conquistare maggiori consensi fra gli elettori ispanici. Sono indicazioni che si ricavano dall’ultimo sondaggio New York Times/Siena College. Ne risulta che, su scala nazionale, Trump ha il 48% delle intenzioni di voto e Harris il 47%. Il margine d’errore è del 3% e il risultato è quindi statisticamente in equilibrio, invariato rispetto a luglio.

Nel complesso, tutte le ultime rilevazioni hanno riportato con i piedi per terra i democratici, dopo l’ubriacatura d’entusiasmo della convention di Chicago. Secondo una media dei sondaggi fatta dal NYT, anche negli Stati in bilico Harris e Trump sono sostanzialmente in equilibrio o Harris ha un lieve vantaggio. La maggioranza degli analisti considera incerti sette Stati: sei dove nel 2020 vinse Biden, Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, Georgia, Arizona e Nevada; e uno dove vinse Trump, il North Carolina.

L’incertezza spiega perché sia scontro fra i guru delle previsioni, i nostradamus delle elezioni: uno, che ha in tasca le 13 chiavi che aprono la Casa Bianca, dice che vincerà Harris; l’altro, che gioca sulla sua mappa con i Grandi Elettori – ce ne vogliono 270 su 538 – dice che vincerà Trump, dopo avere inclinato verso la candidata democratica pochi giorni or sono. Attenzione, però: i guru non sono infallibili, entrambi ci hanno azzeccato molte volte, ma hanno anche sbagliato.

Allan Lichtman, lo storico soprannominato ‘il Nostradamus delle previsioni’, pensa che Harris sia vicina alla vittoria. In un video pubblicato dal New York Times, Lichtman, 77 anni, uno dei pochi che diede la vittoria di Trump nel 2016, capace di azzeccare quasi tutti i vincitori delle presidenziali dal 1984, basa la sue sentenza pro Harris sulle sue famose 13 domande ‘vero o falso’ di politica interna ed estera.

Invece, il burattinaio dei Grandi Elettori Nate Silver sostiene che sia Trump ad avere la percentuale più alta di possibilità. Secondo il suo modello infatti, il repubblicano è al 60,1%, la democratica solo il 39,7%. Secondo il sondaggista, il vantaggio delle prime settimane di Harris si sta sgretolando a causa di diversi fattori tra cui un impatto inferiore alle aspettative della convention democratica; l’endorsement di Trump da parte di Robert Kennedy jr e i numeri in Pennsylvania.

Fra tante previsioni azzeccate, Silver sbagliò quella del 2016, quando diede vincente Hillary Clinton con più del 70% delle possibilità su Trump. Lichtman, invece, sbagliò nel 2000, quando diede vincente Al Gore su George W. Bush.

Questa situazione di equilibrio potrebbe essere alterata dal dibattito di domani – le 21.00 di martedì sulla Costa Est degli Stati Uniti; le tre del mattino di mercoledì in Italia. I due candidati si allenano in modo diverso. Trump è preparato, fra gli altri, da Tulsi Gabbard, ex deputata democratica, ora passata nei suoi ranghi, che nel 2020, come aspirante alla nomination, mise in difficoltà Harris in un dibattito. Harris ha invece avuto un consiglio da Hillary Clinton, che affrontò Trump nei dibattiti del 2016: “Fallo abboccare all’amo”.

Hillary uscì bene dai confronti col magnate, ma perse poi le elezioni.
Intervistata dal New York Times, l’ex candidata alla presidenza invita la vicepresidente ad “andare all’attacco”: “Non deve farsi attirare nella rete” del rivale. “Lui si innervosisce facilmente, abbocca all’amo e non sa rispondere ad attacchi sostanziali e mirati”. Hillary cita un momento di un duello del 2016 – ve ne furono tre -, quando definì Trump “un burattino di Putin”: “Lui iniziò a balbettare”.

Se Hillary invita Kamala ad andare all’attacco, Trump dice che “lascerà parlare” la sua rivale. Ma nessuno ci crede davvero, tanto più che l’ex presidente diffonde voci senza fondamento secondo cui Harris saprà in anticipo le domande che le saranno fatte. Secondo la Cnn, che ospitò il dibattito del 27 giugno fra Trump e Biden, fatale alle ambizioni dell’attuale presidente, il confronto di domani rispecchierà le differenze molto nette della visione del Paese dei due candidati. Che, nel fine settimana, hanno intensificato la preparazione con i loro rispettivi staff per affrontare le domande dei giornalisti, il giudizio del pubblico e gli attacchi dell’avversario.

Chiusa in un hotel di Pittsburgh, in Pennsylvania, dove resterà fino al momento della sfida, la vicepresidente ha con sé i consiglieri più fidati e i suoi migliori preparatori: Philippe Reines, ex consigliere di Hillary quando era segretario di Stato, che interpreta la parte di Trump; una veterana dei duelli, Karen Dunn; e Rohini Kosoglu, sua ex consigliera per la politica interna e capo dello staff del Senato.

Il magnate si prepara in modo apparentemente più blando, ma, secondo persone a lui vicine, più di quanto fatto in passato, pur continuando a girare gli Stati in bilico all’insegna di “Harris è peggio di Biden”.

Le due campagne hanno condiviso le regole del gioco, anche se quella democratica non è contenta che il microfono dell’uno sia spento mentre l’altro parla – pensa che sia un vantaggio per Trump, mettendolo al riparo dalle sue stesse intemperanze. I due candidati saranno in piedi ciascuno dietro il proprio podio e non potranno avere con sé appunti.

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