Da Venezia a Rotterdam, il sogno di Valentina di diventare ballerina
Non ha mai avuto dubbi, la giovanissima Valentina Poggi: da grande sarebbe diventata una ballerina. Detto fatto.
Conseguita la maturità al liceo linguistico Benedetti Tommaseo, dopo 13 anni di danza, Poggi ha vinto una borsa di studio per la prestigiosa accademia di danza contemporanea Codarts di Rotterdam, in Olanda.
«Era da un anno che volevo provare l’audizione» racconta la ragazza, «mi avevano detto che era praticamente impossibile entrare, sono molto severi, ma ho deciso di provarci lo stesso, anche se non credevo molto che ci sarei riuscita». E invece, mentre era a lezione di danza alla scuola Diaghilev, a Piazzale Roma, arriva la mail con il risultato.
«Sono corsa a dirlo alla mia insegnante, Francesca Siega, e alle mie compagne» prosegue. Qualche mese dopo, Valentina vola in Olanda.
«Ho lezione tutti i giorni dalle 8 alle 18, tra la pratica e le lezioni teoriche di alimentazione, storia della danza e della musica» spiega, «l’accademia dura tre anni, poi si fa il tirocinio in qualche compagnia di danza contemporanea e, così, si diventa professionisti».
La giovane veneziana è entrata per la prima volta in una scuola di danza accompagnata dalla mamma, da piccolissima, e da lì è nata una passione che anno dopo anno, corso dopo corso, è cresciuta con lei. «Non è stato sempre facile» ammette, «andavo a danza tre, quattro ore al giorno.
Dopo la scuola andavo direttamente alla Diaghilev, senza passare da casa. E poi, la sera e la mattina presto, facevo i compiti e studiavo, anche con l’aiuto della mia famiglia».
Ancora giovanissima, ha sperimentato fin da subito cosa volesse dire fare dei sacrifici e, soprattutto, ha saputo subito scegliere per cosa farli, quale sogno portare avanti sempre e comunque, nonostante tutto. «Alla fine non mi pesavano troppo, perché ballare era quello che volevo. Sono sempre stata determinata a fare questo, ci sono stati periodi difficili, certo, soprattutto quando dovevo rinunciare ad alcuni aspetti della mia vita sociale. Magari piangevo, ma poi ero convinta di quello che volessi e mi passava».
Se era certa che da grande avrebbe voluto fare la ballerina, era altrettanto certa che il suo futuro sarebbe stato all’estero. «In Italia la danza, e soprattutto quella contemporanea, non è valorizzata. Soprattutto perché, a parte a Roma, non c’è un’accademia in cui si possa fare sul serio. Siamo un po’ indietro rispetto agli altri Paesi» conclude.