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Сентябрь
2024

Raccolta di frutta e verdura, quadro critico. Gli agricoltori guadagnano il 10% in meno

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Tempi magri per gli agricoltori padovani che nel giro di un anno vedono i loro guadagni ridursi di un 10%. La campagna di raccolta di frutta, verdura, dei cereali, oltre che la vendemmia che in queste settimane sta entrando nel vivo, consegnano un quadro a dir poco critico per il settore agroalimentare padovano.

Ad evidenziarlo è Cia Padova le cui rilevazioni, rispetto a quelle dello stesso periodo dello scorso anno, mostrano come i prezzi agricoli, che altro non sono ciò che viene riconosciuto all’agricoltore al momento del conferimento del prodotto, sono calati mediamente di una decina di punti percentuali.

«Ai produttori resta in tasca sempre meno» esordisce il direttore di Cia Padova, Maurizio Antonini «con un trend che pare senza fine e che rischia di mandare a gambe all’aria l’intero comparto, con effetti nefasti pure per i consumatori finali. Siamo difronte a un paradosso visto che a luglio l’inflazione è salita dell’1,3%, generando un aumento dei prezzi al consumo».

I numeri medi mitigano tuttavia delle punte al ribasso che sono molto significative. Su tutti il caso più eclatante è quello dei cetrioli che all’agricoltore vengono pagati appena 0,45 euro il chilogrammo, un –36,9% rispetto al 2023.

Contrariamente a quello che si osserva sui banchi della grande distribuzione da parte dei consumatori impegnati a riempire con sempre più difficoltà il carrello della spesa, non va certo meglio neppure per chi produce meloni e zucchine.

A questi produttori sono riconosciuti 0,77 euro e 0,62 euro per chilogrammo prodotto, con ribassi a distanza di 12 mesi che si attestano, rispettivamente, del –27,3% e del –29,9%. C’è poco da festeggiare anche per i produttori di cereali.

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Il mais, la principale coltivazione del padovano con 30 mila ettari concentrati soprattutto nella Bassa, oggi viene pagato 22,9 euro al quintale (-10,2%), l’insilato di mais 4,5 euro al quintale (-10%). Il frumento tenero, che si estende su una superficie di 18 mila ettari, vale 20,9 euro al quintale (-9,5%), mentre quello duro, complessivamente 2 mila ettari nel padovano, 25 euro al quintale (-25%). La soia, con i suoi 26 mila ettari totali in provincia, è valutata 40 euro al quintale (-10%).

Giù pure i vini Doc dei Colli Euganei. Nel 2023 un litro di Serprino veniva pagato tra 1,20 e 1,40 euro al litro, quest’anno le prime indicazioni evidenziano almeno un –10% del valore stesso. «I numeri sono molto chiari» continua Antonini «con gli agricoltori che sono tenuti a fare fronte ad un generalizzato aumento dei costi di produzione che non viene controbilanciato da un adeguato guadagno. Il problema sta alla base. La richiesta dei consumatori è in netta diminuzione, a motivo appunto di un’inflazione galoppante, e i prezzi agricoli ne risentono a cascata.

Relativamente al settore vitivinicolo i produttori rilevano un evidente calo dei consumi, non solo perché vi sono ancora diverse giacenze nelle cantine, ma anche per una questione di potere d’acquisto da parte delle famiglie. Il vino, in ultima istanza, non rappresenta un bene primario». Non scendono, però, i prezzi dei prodotti che si trovano sugli scaffali dei supermercati. Al contrario, lungo la filiera si verificano dei rincari difficili da intercettare. L’anello debole della catena è il singolo agricoltore. Conclude Cia Padova: «In questo contesto diventa difficile portare avanti un’azienda in maniera economicamente sostenibile. Ancora una volta alle istituzioni chiediamo un sostegno concreto». —