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Сентябрь
2024

L’europarlamentare Borchia: «Sull’Autonomia raccontate tante falsità, c’è chi gioca sulle paure»

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Lo scontro sull’Autonomia differenziata non è solo politico. Prima le Regioni a guida centrosinistra si sono rivolte alla Corte Costituzionale, ora arrivano anche i contro-ricorsi. Il governatore lombardo Attilio Fontana ha deciso di passare alle vie legali e dal Veneto anche Luca Zaia potrebbe fare presto altrettanto. Ne parliamo con Paolo Borchia, europarlamentare veneto della Lega.

Crede che rivolgersi alla Consulta sia la strada giusta?

«Io mi limito a prendere atto del fatto che una parte della politica abbia deciso di giocare sulla paura delle persone, tirando ad esempio in ballo il tema sanitario, per mantenere uno status quo che non funziona. Io mi chiedo: visto che lo Stato centralista non è riuscito a risolvere tante questioni, perché ora si pensa che il problema sia l’Autonomia e non tutto quello che è stato fatto finora»?

Visto che cita la sanità: per l’opposizione i Lea sono la dimostrazione che fissare dei livelli essenziali non riesca ad eliminare automaticamente i divari...

«Partiamo da un presupposto, basato sui dati. Negli anni anche i governi di sinistra hanno contribuito a depauperare le risorse per la sanità, mentre questo governo è riuscito a ritoccare verso l’alto il Fondo nazionale. Io penso che sia una questione di assunzione di responsabilità. È inutile, quando si va all’opposizione, criticare tutto e tutti. La riforma dell’Autonomia serve per modernizzare il Paese: non possiamo pensare che un assetto vecchio ormai di decine e decine di anni, che è già stato superato dai mutamenti avvenuti nella nostra società, possa ancora funzionare. Non dimentichiamoci che tra i Paesi più efficienti ci sono Stati federali, come ad esempio la Germania. Non capiamo perché i nostri cittadini e le nostre imprese non possano avere le stesse opportunità».

Per le imprese estere che vogliono investire in Italia, però, avere sistemi fiscali diversi non rischia di essere un ostacolo?

«Non so chi faccia girare queste voci, ma non è vero che ci saranno sistemi fiscali diversi tra le Regioni. Attualmente tra le competenze concorrenti c’è anche il coordinamento delle politiche finanziarie, ma questo non implica una parcellizzazione dei sistemi fiscali. Questa cosa è stata completamente distorta. E poi in questa fase storica, con un debito pubblico così elevato, pensare di avere venti sistemi fiscali diversi sarebbe semplicemente impossibile. La riforma non prevede questo. Ovvio che la politica faccio il gioco delle parti, ma bisogna dire le cose come stanno. C’è poca conoscenza dei contenuti di questa riforma: si tratta di semplificare le normative in modo che le autorità sui territori possano agire più velocemente».

Ad esempio?

«In questi giorni parlavo con la presidente della Regione Umbria, che mi raccontava di un problema ambientale che non si riesce a risolvere da più di un anno perché ci sono due ministeri che si rimbalzano la competenza in tema ambientale. Se potesse gestire direttamente lei il problema, magari si arriverebbe già domani a una soluzione. Ma questo è ovvio: più attori entrano in campo, più si allungano i tempi».

Da europarlamentare, come pensa che cambieranno i rapporti tra i territori e Bruxelles con l’Autonomia?

«A livello comunitario questa riforma va raccontata meglio. Mi sono sorpreso quando è uscito il country report della Commissione europea, che esprimeva preoccupazioni sull’Autonomia, senza contare che sia una riforma in invarianza di bilancio. Semplificherà il lavoro delle autorità locali e questo dobbiamo spiegarlo bene in Europa».

Le faccio un’ultima domanda: sta procedendo la raccolta firme per il referendum, temete che l’Autonomia possa saltare?

«Noi crediamo nella riforma, che dà la possibilità di superare le tante inefficienze, lentezze e i ritardi che negli ultimi decenni hanno fermato il nostro Paese. Chi vuole un Paese ancorato alle logiche di ottant’anni fa se ne assumerà le responsabilità. Noi vogliamo un’Italia moderna, che galoppi e che permetta a chi fa impresa di farlo in maniera seria».